Ieri a Bogotà è stato arrestato un uomo, padre e patrigno dei quattro fratellini indigeni che sono sopravvissuti ad un incidente aereo dopo essere rimasti nella giungla per 40 giorni. I piccoli, di età compresa tra uno e 13 anni, sono scampati a giugno al disastro nel quale la loro mamma ha perso la vita. I soccorritori li hanno ritrovati nella giungla amazzonica dopo più di un mese. L’uomo, Manuel Ranoque, è stato arrestato con l’accusa di abusi sessuali contro minori di 14 anni. L’uomo è padre biologico dei due bambini più piccoli e patrigno degli altri due adolescenti. La madre dei quattro fratelli, Magdalena Mucutuy Valencia, è morta nello schianto del velivolo Cessna 206.



I bambini, salvati dopo 40 giorni, erano stati trovati in buone condizioni di salute e l’operazione era stata definita “un miracolo”, a causa dei numerosi pericoli e le condizioni della foresta amazzonica, dove pioveva in quel periodo 16 ore al giorno. Difficile, inoltre, orientarsi a causa della fitta vegetazione. Sul luogo inoltre sono presenti animali come giaguari e serpenti e piante velenose. Nonostante ciò, i ragazzi sono riusciti a sopravvivere.



4 fratelli sopravvissuti all’incidente aereo: il padre in manette

Manuel Ranoque, arrestato a Bogotà con l’accusa di abusi sessuali ai danni dei figli, aveva parlato dopo il ritrovamento dei bambini: Lesly di 13 anni, Soleiny di 9, Tien di 4 e la piccola Cristin di appena 1 anno. “Mia figlia mi ha detto che la loro madre è sopravvissuta per quattro giorni. Prima di morire, ha detto loro: ‘Forse dovreste andare. Ragazzi, vedrete che tipo di uomo è vostro padre e vi mostrerà lo stesso tipo di grande amore che vi ho mostrato io“, aveva spiegato nel corso di una conferenza stampa.



Il generale Sánchez García, che aveva coordinato le ricerche, aveva spiegato: “Quando ci siamo incontrati non abbiamo parlato. Siamo rimasti in silenzio. Ci siamo solo guardati. Li rispettavo. Rispettavo le loro emozioni. Sentivo quello che provavano. Comunicavamo solo per energie. Tutti sono rimasti muti. Si sentivano solo i rumori della foresta. Loro erano spaventati, sotto shock. Li ho osservati a distanza. Parlavano gli occhi. Abbiamo atteso per un po’. Il tempo di entrare in sintonia. Loro si guardavano attorno: le mimetiche, le nostre facce, cercavano di capire chi fossimo e cosa volessimo“. Subito dopo essere sopravvissuti ad una sfida terribile, per i piccoli arriva un altro trauma.