Nell’indagine in corso in Puglia sull’ex assessore all’Urbanistica Alfonsino Pisicchio con il fratello Enzo (fedelissimi del governatore Michele Emiliano) spunta anche una busta di rifiuti, trovata sul balcone della cucina durante una perquisizione del 2020, con 65mila euro all’interno. Peraltro, in banconote di piccolo taglio e «verosimilmente di provenienza illecita». Uno dei tanti dettagli emersi sul sistema costruito, stando a quanto ricostruito nelle ordinanze, per assicurare soldi e altre utilità. Infatti, secondo l’accusa, Alfonsino Pisicchio avrebbe sfruttato il suo ruolo per avere vantaggi e un «pacchetto di assunzioni» per i familiari. I due fratelli sono agli arresti domiciliari per l’inchiesta su appalti considerati “truccati” dalla procura di Bari, e che coinvolge 15 persone. Per gli inquirenti sono stati causati danni patrimoniali alla Regione Puglia, al Comune di Bari e più in generale alla Pubblica amministrazione. Ritengono che tra la politica e le aziende ci fosse un accordo, un «contratto di programma», in base al quale l’ex assessore e il fratello, presidente del movimento politico Iniziativa Democratica, mediavano per far arrivare contributi milionari alle imprese.



Le società, per ricevere i finanziamenti, avrebbero stipulato fidejussioni false con un sedicente broker assicurativo, Cosimo Napoletano, di cui i Pisicchio probabilmente erano a conoscenza, spiega Tgcom24. Stando alle indagini della procura di Bari, il “metodo Pisicchio” era molto rodato. Ad esempio, per la loro mediazione ricevevano finanziamenti illeciti per il loro partito, assunzioni in cambio di pacchetti di voti, un ruolo attivo nelle false fatturazioni con cui le imprese creavano fondi neri per far ottenere loro utilità varie. Infatti, secondo il gip, Alfonsino Pisicchio avrebbe usato «la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicuravano il voto e che avevano militato anche nel suo partito», riporta La Verità.



“IL SISTEMA PISICCHIO TRA FAVORITISMI, REGALI E VOTI”

Tra le gare irregolari ci sarebbe una da oltre 5 milioni di euro per la riscossione delle tasse del Comune di Bari, vinta dalla Golem di Giovanni Riefoli, finito ai domiciliari. Per gratitudine, l’imprenditore avrebbe fatto diversi regali secondo gli inquirenti. Avrebbe anche offerto i banchetti per un evento politico di Alfonsino Pisicchio e per la festa di laurea della figlia di Enzo, che poi avrebbe assunto in maniera fittizia quando era ancora studentessa. Il primo avrebbe anche ottenuto posti di lavoro per i suoi elettori e l’assunzione di un figlio da un’altra delle società agevolate. Nell’inchiesta, aggiunge La Verità, c’è poi un capitolo che non fornisce elementi per ipotizzare gravi indizi di colpevolezza, ma peso specifico all’accusa, anche se viene esclusa la turbativa d’asta.



Riguarda la gara indetta da Aeroporti di Puglia spa. Il “contratto di programma” prevedeva che i Pisicchio aiutassero la società BvTech nei rapporti con alcuni enti regionali e si sarebbero adoperati per far vincere anche la gara con Aeroporti Puglia, senza però riuscirci. Per questo se la sarebbero presi con l’azienda stessa. Ma in breve tempo furono assunti alcuni familiari dei Pisicchio alla BvTech e in un’altra società. «I fratelli Pisicchio erano interessati in prima persona affinché la BvTech ottenesse commesse o finanziamenti dalla Regione Puglia e a tal fine sfruttavano la posizione di Alfonso, oltre alle loro conoscenze presso gli uffici pubblici regionali», scrive il Gip.

LE PAROLE IN CODICE E LE LISTE PER LE ASSUNZIONI

Le pretese ad un certo punto sarebbero diventate consuetudine, tanto da arrivare a parlare in codice al telefono. Ad esempio, si parlava di gelati da pagare. Ma con gelato si intendeva l’assunzione di un elenco di persone indicate da Enzo Pisicchio. Per i posti di lavoro c’era pure una liste di nomi a cui fare riferimento per le assunzioni. Stando a quanto riportato dal Giornale, un elenco di 13 nomi era stato trovato nel luglio 2020 durante una perquisizione negli ufficiali della segreteria politica di Alfonso Pisicchio. Da allora sarebbe attivo, secondo i magistrati, il sistema Pisicchio. Le liste per i pm venivano consegnate all’impresa che vinceva l’appalto pilotato. E si aveva un bacino di consenso elettorale. Infatti, le persone da assumere avrebbero portato preferenze alle elezioni.