Gustavo Zagrebelsky, ex giudice della Corte Costituzionale italiana, ha rilasciato un’intervista sulle pagine del Fatto Quotidiano in cui riflette sull’attualità e su come questa condizioni la libertà umana, tanto individuale quanto sociale. Nella giornata di oggi, infatti, si apre la nuova edizione della Biennale Democrazia a Torino, manifestazione culturale ideata e diretta dallo stesso costituzionalista, il cui tema è proprio la libertà.



Zagrebelsky al Fatto spiega che la libertà “è il compimento di un viaggio” perché alla nascita nulla è deciso e “il bimbo che nasce nelle baraccopoli non è uguale a quello che viene al mondo in una delle nostre cliniche private”. In generale, spiega che il problema, oggi, è che “non ci sono più spazi liberi, tutto lo spazio della Terra è stato occupato e la libertà di ognuno deve fare i conti con la libertà degli altri”. Attorno alla parola libertà, spiega ancora Zagrebelsky, si discute dall’alba dei tempi, ma mai come nell’ultimo anno in cui la pandemia, periodo di fortissime limitazioni alla libertà individuale, ha lasciato spazio alla guerra, l’esatto opposto della libertà.



Zagrebelsky: “Il mandato d’arresto su Putin non ha senso”

E proprio sulla guerra si è concentrata la seconda parte dell’intervento di Zagrebelsky sulle pagine del Fatto Quotidiano. Contro il conflitto, spiega, “bisognerebbe fari si che le persone siano libere di pensare, a cominciare dai soldati” mentre il dibattito pubblico internazionale “è tristemente impregnato di retorica bellicista.”. Questa traspare anche nel fatto che “pare ci sia una convergenza di interessi che mira alla continuazione della guerra”.

Passando, invece, alla questione del mandato d’arresto da parte del tribunale dell’Aja che pende sulla testa di Putin, Zagrebelsky ritiene che si tratta di “un’iniziativa dissennata. I giuristi pensano che l’aggressione russa possa essere contrastata con un’azione giudiziaria”. L’augurio è che i criminali di guerra vengano processati, “ma dopo la pace: come si può arrivare a una pace se una delle parti, ancorché si tratti dell’invasore, sa che pende su di lui la minaccia di finire in carcere?”. Zagrebelsky parla chiaro, “quest’iniziativa, a guerra in corso, innescherà un irrigidimento, in direzione contraria alla pace e alla diplomazia. Putin sa che non può perdere, deve per forza vincere [mentre] la Corte penale internazionale s’è fatta strumento d’una mossa a favore dell’inasprimento del conflitto”.