Mai banale e diretto, Arrigo Cipriani ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Verità. Il fondatore dell’Harry’s Bar di Venezia è tra gli imprenditori italiani di maggior successo in giro per il mondo: 27 attività in diversi continenti, 3 mila dipendenti, 300 milioni di fatturato, senza dimenticare i cinque ristoranti di New York e gli altri sparsi in giro per il mondo. Non poteva mancare un suo giudizio sul “caso” tortellino al pollo a Bologna, istituito per facilitare la devozione dei musulmani a San Petronio: «Mi sembra una grande stupidaggine, un segno lampante di quanto poco i cattolici, specialmente certe gerarchie, capiscano le altre fedi monoteistiche». Prosegue Arrigo Cipriani: «Mi sembra anche una manifestazione supponente. Non è la diversa visione gastronomica che concorre a dividere i fedeli. Qualche giorno fa, ho visitato il nostro ristorante di Ryiad dove mi piacerebbe invitare monsignor Zuppi perché possa capire che l’accoglienza è un valore immateriale, difficile da comprendere solo da chi pensa che le differenze religiose abbiano motivazioni… suine».



ARRIGO CIPRIANI: “CHEF IN TV? DITTATORI NARCISISTI”

Arrigo Cipriani ne ha anche per gli chef “televisivi”, definiti già in passato dei dittatori narcisisti. Ecco il Cipriani pensiero a La Verità: «Mettono in scena qualcosa che va contro la libertà. Sono dei narcisi che impongono uno spettacolo al quale il cliente deve assistere come un devoto. Invece, dev’essere il principe: se non c’è lui possiamo andare tutti a spasso». L’imprenditore si sofferma poi sul narcisismo degli chef, evidenziando che i ristoranti si identificano in loro: a suo avviso, invece, un locale è un insieme di componenti, lo chef non può diventare il tutto. Spiega Cipriani: «Qualche giorno fa mi è capitato di assistere a una scena in un importante ristorante. Un cliente voleva del formaggio; “No, l’ho già messo io”, ha replicato lo chef. “Mi scusi, vorrei del formaggio”, ha ribadito il cliente. Alla fine, quello l’ha fatto aggiungere manifestando tutto il suo disprezzo. Il cliente dev’essere un allievo obbediente».

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