Arrigo Sacchi ha parlato anche di razzismo nell’intervista a La Verità. L’ex allenatore ha spiegato che è frutto di una «mancanza di cultura, di rispetto per l’avversario, c’è maleducazione». Per Sacchi siamo insomma ancora rimasti ai tempi del “pollice verso”. Ma nell’intervista si è lasciato andare anche a diversi aneddoti. Ad esempio, ha raccontato di quando il Milan doveva partire per Avellino e la moglie di Gullit chiese loro notizie perché non aveva dormito a casa. «In aeroporto non si presenta all’imbarco, lo trovano addormentato in sala d’aspetto. Quando arriviamo, mi chiudo in camera con lui e gli faccio uno shampoo: “Ti sei visto allo specchio? Non ti vergogni? Sembri un fantasma, è la prima volta che vedo uno di colore diventare bianco”». In campo era come se non ci fosse, poi due settimane dopo, nel derby, fu a dir poco esaltante. E chiese di parlargli. «Ad Avellino ho sbagliato e le chiedo scusa. Ma in futuro non metta più in mezzo il colore della mia pelle», gli disse. E Sacchi ha ammesso che aveva proprio ragione. (agg. di Silvana Palazzo)



ARRIGO SACCHI: QUELLO SFOGO HOT DI GULLIT…

Arrigo Sacchi, considerato fra gli allenatori più grandi di tutti tempi grazie al suo capolavoro messo in pratica con il Milan degli invincibili, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de La Verità, in cui ha svelato qualche aneddoto “piccante” riguardante appunto la squadra che fra il 1989 e il 1990 vinse tutto ciò che poteva a livello internazionale. Il tecnico romagnolo si sofferma in particolare su Ruud Gullit, famoso per i suoi numerosi flirt: «Piaceva alle donne, e gli piacevano le donne – racconta il Vate di Fusignano – quando Berlusconi chiese alla squadra, per vincere lo scudetto, il sacrificio di un mese di astinenza sessuale, lui seraficamente replicò: “Presidente, io con le palle piene non riesco a correre”». E sempre riferendosi a Gullit, dopo una partita contro il Pisa il presidente Romeo Ancontenati disse “Un mostro in tutto. Ma anche noi abbiamo fenomeni del genere”.



ARRIGO SACCHI, ANEDDOTI SU GULLIT E ROSSI

Sacchi, a distanza di anni, ha fatto chiarezza su quella frase: «I giornalisti non potevano sapere che non alludeva al calcio. Aveva visto Gullit nudo negli spogliatoi. Anconetani aveva in squadra Paul Elliott, giocava con i bermuda da ciclista sotto i calzoncini. Mandai Silvano Ramaccioni – ha proseguito l’ex allenatore del Milan – a investigare: usava i bermuda perché non c’ erano mutande abbastanza grandi per, diciamo così, contenerne la virilità». Si mormora che anche un altro ex calciatore del Milan, come lo storico portiere Sebastiano Rossi, fosse dotato di qualità “extracalcistiche”. Sacchi conferma: «Nel’ 82 vinsi lo scudetto Primavera allenando la giovanile del Cesena. In quel caso fu il presidente della squadra, Dino Manuzzi, a rimanere colpito davanti a Rossi che si stava rivestendo: “Ostia, che usel!”». Infine una domanda sulla questione degli omosessuali nel mondo del calcio, ancora oggi, nel 2019, un grande tabù: «Guardi, io non ho mai fatto il poliziotto dei miei calciatori – spiega Sacchi – se li facevo giocare, è perché mi fidavo. E se mi fidavo, non andavo certo a controllare se facevano o meno sesso prima del match, o con chi. Quando, allenando una squadra (l’anticipo: non era il Milan), mi fu sussurrato che di uno dei ragazzi si diceva fosse gay, osservai che, visto come rendeva in campo, avrei voluto lo fossero anche gli altri».

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