La Serie A sta per tornare: prima, appuntamento con la Coppa Italia che ha già inaugurato il calcio post-lockdown, e che si concluderà mercoledì con la finale Napoli Juventus. Il Corriere della Sera ha intervistato Arrigo Sacchi per un parere sulla ripartenza: tanti i temi all’ordine del giorno, a partire dalle incognite che accompagnano il ritorno in campo (“si gioca prima con la testa che con i piedi, e non so che segni ha lasciato sui giocatori il Coronavirus”) per arrivare alle squadre favorite. L’ex tecnico romagnolo, che con il Milan ha vinto scudetto, Coppa dei Campioni (due volte) e scalato il mondo, ha dunque detto la sua. Innanzitutto, Sacchi ha detto che la ripartenza della Serie A e del nostro calcio lo rende felice, ma solo alla condizione che, dovesse succedere qualcos’altro in termini di contagio, ci si fermi subito.



ARRIGO SACCHI SULLA RIPRESA DELLA SERIE A

Poi, l’ex allenatore è entrato nel concreto: difficile fare un pronostico ma per lui le squadre favorite saranno quelle “che capiranno come la forza del collettivo venga prima delle qualità del singolo”. Le più mature e intelligenti insomma; nessun nome concreto, ma l’auspicio che Atalanta e Lazio siano premiate per il loro tipo di gioco. La Dea perché “dà tutto”, i biancocelesti perché offrono “un calcio brioso e internazionale”. Naturalmente però bisogna fare i conti con Juventus e Inter, soprattutto: i bianconeri sono appunto in finale di Coppa Italia, Sacchi dice che Maurizio Sarri sa essere allo stesso momento autore e direttore d’orchestra con la convinzione che sia la squadra a migliorare i giocatori. Il problema è che “non ha gli interpreti giusti”, e la Juventus in qualche modo non è riuscita a tirare il movimento che in Europa non vince più da 10 anni, mentre negli anni Novanta il nostro Paese dominava la scena.



Per quanto riguarda i nerazzurri Antonio Conte è molto bravo”, ma per Sacchi deve rischiare di più e avere più fiducia. Un problema solo di mentalità, ma anche lui ha bisogno dei calciatori le cui caratteristiche si sposino al suo tipo di calcio. “Non necessariamente dei campioni, ma che possano aiutarlo a realizzare i suoi progetti”. Magari non dalla ripartenza, ma certamente dal prossimo anno l’Inter sarà un pericolo per tutti a detta del romagnolo. Poi, naturalmente, c’è il suo Milan: il discorso è simile, ovvero anche i rossoneri devono mettere il gioco al centro del progetto e farlo con i giocatori giusti. Poi, un’idea condivisa che “non so se il Milan ha capito”. Ad ogni modo sulla panchina del Diavolo potrebbe sedere Ralf Rangnick: allenatore che viene giudicato di qualità, ma che “in Italia avrà bisogno di conoscere il calcio e la sua gente, solo così si emerge”. Chiusura sulle cinque sostituzioni – bocciate, perché la norma “favorisce i club più ricchi” e sul grande caldo: inevitabile il paragone con i Mondiali 1994, giocato anche a 42 gradi e umidità al 90%. “Dipende dalla forza mentale e morale del gruppo, vinceranno i più seri”.

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