SACCHI SUL NAPOLI: “HANNO FATTO UN MIRACOLONE”
Arrigo Sacchi ha parlato a Il Mattino del Napoli, prossimo a diventare campione d’Italia, e di tutto ciò che ruota attorno alla squadra di Luciano Spalletti: “Hanno fatto un miracolone perché all’inizio della stagione non c’era in giro nessuno che avrebbe scommesso su questo cammino straordinario degli azzurri. Non so se Spalletti, come me, avrebbe mai pensato di raggiungere certi livelli: c’è sempre una correlazione tra la grandezza del sogno e quella del risultato”.
Vittoria dunque meritata: “Vero, è così. Il calcio è spesso la metafora delle abitudini di una nazione dove ha sempre il sopravvento la furbizia, che è certo un valore che va insegnato: da noi il calcio si è tramutato in difensivo e individuale. I romani sono stati gli ultimi a vincere e a fare squadra. Poi siam ostati invasi e ognuno ha pensato solo ai propri interessi del campanile. In Romagna Imola, Ravenna e Lugo si battevano di continuo. Il Napoli vince perché ha fato la cosa che è divenuta più difficile ai nostri tempi: ha fatto squadra, ha creato un collettivo”
Sacchi ha parlato della cosa che più l’ha colpito degli azzurri: “Il Napoli sta compiendo un capolavoro perché nel suo gioco c’è tutta l’espressione della coerenza dei suoi giocatori: Spalletti, Osimhen, Lobotka e tutti hanno compreso che c’è sempre un solo antidoto che funziona contro ogni cosa e che il miglior propellente a tutto ovvero fare sempre il proprio gioco, imporlo. Per diventare un collettivo come quello che ha creato Luciano occorrono tre cose: prima di tutto, forte motivazione. Seconda cosa elevato spirito di appartenenza. E terza cosa, il gioco. Il vero pericolo arriva adesso: aprire un ciclo vincente, bisogna stare attenti. Attenti che non ci sia qualcuno in futuro che non sia più disposto ad avere motivazioni e spirito di gruppo. Se dovesse succedere va allontanato. Perché la forza del Napoli è proprio in questo”
“DE LAURENTIIS HA CREDUTO ALLE IDEE”
Arrigo Sacchi ha lodato ripetutamente il Napoli durante la sua intervista a Il Mattino, sottolineando il bene che porta una vittoria del campionato da parte dei partenopei: “E’ una bella notizia. De Laurentiis ha creduto alle idee e non alla forza dei soldi. Vince lo scudetto con un bilancio buonissimo, sapendo bene che molte delle sue rivali hanno conti economici, per così dire, complessi. Ha speso molto meno di Juventus e Inter, investendo sull’unica cosa che non costa nulla: il gioco. Magari sarà un presidente non simpatico a tutti ma in un Paese dove nessuno crede alle idee e dove si spende sempre e solo a casaccio, lui ha sempre percorso la strada giusta. E ora raccoglie i risultati di un progetto iniziato con Sarri“.
In correlazione a ciò ha approfondita il tema che ha visto dal 1992 a oggi vincere solo altre due squadre oltre a Milan, Inter e Juventus: “Per avere successo le componenti sono importatni: il club con la sua storia e con la sua competenza viene prima di tutto. Cuccureddu, quando ero nelle giovanili della Fiorentina, mi disse: “Se la squadra viola giocava a Torino, avrebbe vinto chissà quanti scudetti“. La Juventus ha sempre impostato la sua potenza economica e organizzativa. L’avvocato Agnelli voleva conoscere la mia squadra prima di una gara al Comunale nel 1988. Berlusconi accettò ma io tremai all’idea che il suo carisma ci avrebbe indebolito: allora lo feci venire quando sapevo che la squadra era già in campo a fare riscaldamento. Lui entrò e trovò solo me e Berlusconi. Ci rimase male ma non lo fece vedere: “Sapevo che avevate una squadra fortissima, speravo che voi due l’avreste rovinata”. E dopo 17 anni tornammo a vincere a Torino”
“SPALLETTI TATTICO? NO, UNO STRATEGA COME ME”
Arrigo Sacchi ha fatto vari paragoni a Il Mattino riguardanti prima Berlusconi e De Laurentiis e successivamente il suo primo Milan e questo Napoli: “Al Milano erano reduci da un quinto posto quando arrivai io. E il Cavaliere perse l’abitudine di non dare i premi-partita, non li sopportava: “Se arriviamo dal terzo posto in su, ha un senso e pagherò un premio alla squadra”, mi disse. Vincemmo un derby con l’Inter e un calciatore, nel vederlo, gli urlò: “Premio, premio”. E lui a muso duro gli rispose: “Guardi, sono ricco ma non sono stupido”. E se ne andò”
“Arrivarono Gullit e Van Basten – ricorda Sacchi – ma quest’ultimo giocò per intero solo tre partite il primo anno. Per il resto prendemmo calciatori come Colombo che era retrocesso dall’Udinese, Ancelotti che a Roma dicevano fosse ormai un “passo”, dalla Serie B Mussi, Bianchi e Bortolazzi, dalla C portai Costacurta. Come il Napoli: sono andate via delle star e sono arrivati dei semisconosciuti. E ha vinto. Perché Luciano come me non si è mai sentito un tattico, ma uno stratega: il tattico non dà gioco alla squadra, forse non ci crede neanche. E quindi fa prendere giocatori su giocatori… ma i bilanci poi sono in rosso. Il suo, invece, no”
SACCHI: “IL NAPOLI HA UNO STILE DOMINANTE E SPETTACOLARE”
Un tema importante trattato da Arrigo Sacchi a Il Mattino è relativo al futuro, sia di Spalletti che del Napoli in sé. Sul tecnico toscano, l’ex allenatore ha commentato la scelta di accettare contratti di anno in anno: “Pure io iniziai così: poi, anche perché mi curarono bene una gastrite che poteva divenire un’ulcera, accettai un triennale che firmai in bianco. E Galliani, quando mise le cifre, fissò uno stipendio più basso di quello che prendevo al Parma. Luciano è bravissimo, raccoglie il frutto di decenni di esperienze. Deve essere lui il più convinto di tutti ad andare avanti. Ma credo che lo farà”
Sacchi ha parlato anche dei rischi di aprire un ciclo: “Bisogna continuare a guardare non nei piedi dei calciatori, ma nella loro testa. E’ la regola. E questa cosa dovrà essere rifatta sempre, ogni anno, già la prossima estate. Perché il rispetto del bilancio è una grande correttezza. E adesso, il Napoli ha uno stile. Lo vedi giocare e capisci che il gioco, l’impostazione dicono: “Siamo il Napoli“. E questo produce un orgoglio nel vestire questa maglia. Il suo calcio è bellezza, è emozione, spettacolo, dominio, ottimismo, innovazione. Ora è importante godersi questo scudetto. Fare festa a lungo, è giusto, meritato. Poi non perdere la testa, continuare nella ricerca, prendere ragazzi, che solo le persone competenti come De Laurentiis possono trovare in giro per l’Europa”