“Art take away, opere di gusto fatte ad arte”. È il claim di Antonia Ciampi, la nota artista bolognese a 360 gradi, già musicista, danzatrice e pittrice, docente in numerose accademie italiane, ricercatrice instancabile, specie nella cromatologia. Il suo è un nuovo progetto che vuole rendere popolare l’arte, tornare ad abitare con l’arte la quotidianità delle persone. “L’arte – dice – dev’essere raggiungibile da tutti, dev’essere qualcosa di semplice, di utile, alla portata di tutte le tasche. L’idea è scardinare la normale abitudine di relegare l’arte in luoghi deputati, allontanandola così dalla maggior parte delle persone, e di renderla invece assolutamente accessibile. Quindi si va a fare la spesa, si entra in un negozio, si trova qualcosa di interessante e la si compra e si va via. Questo è il concetto di arte take away. A me piace recuperare oggetti che hanno un grande vissuto, facendoli rivivere attraverso una mia modalità. Non è riciclo, è qualcosa di diverso. Per me la cucina è un atto d’amore profondo, cucinare per una persona vuol dire nutrirla, e nutrire è un atto d’amore. Cucinare e fare arte è la stessa cosa, richiede la stessa intensa passione. L’idea di unire queste due cose è quello che oggi voglio realizzare. E desidero che art take away diventi un vero movimento artistico, un’innovazione: nutrire l’anima oltre che al corpo”.



“Art hospitality, l’ospitalità è un’arte e l’arte è nell’ospitalità”. È invece il claim di Nicola Dettorino, direttore del TH Carpegna Palace di Roma, una delle ultime new entry dell’universo del gruppo TH, già divenuto in pochi mesi un riferimento nell’offerta ricettiva della capitale. Dall’incontro tra l’artista e il manager è nata un’inedita sinergia, con “l’arte che entra e si fonde con l’allestimento, lo stile, il design d’interni dell’albergo, con opere studiate assieme all’artista che si sposino nel contesto sia del TH Roma che di TH Resorts in generale” spiega Dettorino. Così, in tutto l’albergo, a seconda del settore, sono state posizionate alcune opere (al momento sono una ventina tra quadri, e installazioni, ma l’obiettivo è di cambiarle e aggiungerne altre, anche nelle suites) che meglio valorizzano sia l’opera stessa che la zona, come il bar, il ristorante e via dicendo. “L’artista con cui abbiamo lanciato il progetto è Antonia Ciampi, divenuta la nostra artist-resident. Con lei abbiamo iniziato nella zona cucina e nel ristorante con un suo concetto che aveva già lanciato tempo fa e che con il mondo della cucina si sposa benissimo, appunto Art take away”. Dall’incontro è scaturita una nuova maniera di declinare l’arredamento della struttura ricettiva, con suggestioni artistiche che ridanno una vita nuova ad attrezzi, utensili, suppellettili quotidiane, che nella distratta osservazione di ogni giorno si sviliscono e perdono significato, ma che invece nell’interpretazione d’artista si promuovono a stimoli creativi ben oltre la loro funzione. È un processo che in certa misura richiama la Campbell’s Soup Cans, l’opera d’arte realizzata nel 1962 da Andy Warhol, 32 tele raffiguranti tutte le varietà dei barattoli di zuppa Campbell allora in commercio: la banale quotidianità dell’oggetto di cucina evoluta a simboli multipli di vita e di arte.



“È davvero un progetto interessante – commenta Matteo Florean, responsabile prodotto di TH – e condivido in pieno quel che dice Antonia: la cucina è un atto d’amore. Se qualcuno mi chiede perché non ho seguito un’altra strada professionale, e ho scelto la ristorazione, rispondo che la cucina è la strada attraverso la quale riesco meglio a comunicare un affetto. Mi affascina molto il ridare vita, anche in forma diversa, agli oggetti. È insomma un progetto che ha profonde affinità con il nostro modo di intendere la cucina e la vita: potrà portare caratterizzazione e valore in un dialogo con l’ospite”.



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