“Nelle espressioni abitano gli amori, le passioni, ma anche le perversioni e le sadicità, formando una folle miscela che poi diventa quotidianità, che si perde in mille rivoli, oppure diventa ispirazione artistica, come in questo caso, facendo muovere la materia come se fosse l’adempimento di una missione del dare vita”. In queste parole dettate dal curatore della mostra, Francesco Gallo Mazzeo, docente di storia dell’arte all’Accademia delle belle arti di Roma, è racchiuso il significato della bella mostra (21 opere di varia grandezza e materiali) dello scultore Massimo D’Aiuto, inaugurata ieri pomeriggio presso la Galleria della Biblioteca Angelica.​



Massimo D’Aiuto nasce a Meta di Sorrento e coltiva da giovanissimo la passione per la scultura ed il disegno, mentre si appassiona anche agli studi scientifici. Si laurea in ingegneria e intraprende la carriera di manager nel settore pubblico e finanziario. Così per oltre vent’anni, tra successi con le imprese italiane e la costruzione di nuovi modelli di sviluppo, non abbandona mai la passione per l’arte. ​



Partecipa sin dagli anni 70 a mostre personali e collettive in Italia e all’estero, da Napoli a Bologna, da Amsterdam a Siracusa, ora a Roma.​

Nella sua casa in maremma ha attrezzato il laboratorio/officina dove realizza opere di grandi dimensioni in marmo, pietra, terracotta e ferro, oltre che con materiali sintetici e, recentemente, anche installazioni con stampa 3D.​

Il tratto distintivo delle opere di D’Aiuto appare – ancora una volta – la dimensione arcaica dei volti. Si concentra infatti su profili frutto della sua immaginazione, espressioni colte nella materia, e racconta cose in realtà non accadute ma assai reali. Colpiscono i volti di donna. Non sono solo belli e sinuosi. Sono presenze ancestrali che siamo portati a riconoscere immediatamente come familiari. Sono i volti delle donne del Sud, scolpiti dal lavoro e dalle preoccupazioni. Ma possono essere anche i volti delle donne protagoniste di quella grande fuga dalla povertà che segna il nostro tempo. Molti di questi volti ricordano il dramma di chi cerca ogni giorno di attraversare il Mediterraneo. Nella bella intervista che l’artista ha reso a Daniela Del Moro e che appare nel catalogo, il tema della presenza femminile – così forte nelle sue opere – viene ripreso e condotto su un terreno più ampio, come quello del nostro futuro: “il mondo delle donne è pervasivo, nelle mie opere la ricerca della bellezza è fondamentale, a Napoli dove ho le mie radici si usa dire che ‘la bellezza è femmina’ e nelle diverse forme che realizzo, per comunicare agli altri la mia visione su temi inerenti il passato ed il futuro dell’umanità, cerco di esprimermi attraverso la bellezza del segno”.​



Mostra e location strepitose da visitare assolutamente. Fino al 16 novembre.​