Palazzi su cui ci si arrampica rimanendo a terra, ascensori dove le porte si aprono ma che non conducono da nessuna parte, scale mobili aggrovigliate come se fossero i fili di un gomitolo, barche che ondeggiano su uno specchio d’acqua inesistente, la sala di un parrucchiere che si moltiplica all’infinito, un’aula scolastica dove “ti trovi dentro”e ti siedi su un banco pur rimanendone fuori, un finestrino della metropolitana da cui si “vedono” in rapida sequenza scorci di Parigi, New York e Tokyo.
Questo e molto altro in una mostra decisamente intrigante e divertente, Leandro Erlich. Oltre la soglia, aperta a Palazzo Reale di Milano fino al 4 ottobre. Spostiamoci a Roma dove invece, accanto a piazza Venezia, su cui si affaccia, il seicentesco Palazzo Bonaparte ospita nelle sue austere sale fino all’8 ottobre una mostra altrettanto originale e sorprendente, che sovverte la realtà già al primo impatto. Allo sconcertato visitatore infatti si presentano subito una ragazza dai capelli neri vestita in modo sportivo e con le cuffie attorno al collo seduta su un gradino e più avanti una giovane donna con gli occhiali e i sandali, che ha in mano un cellulare, accomodata su un divano. Entrambe perfettamente immobili. Sono il biglietto da visita della rassegna Sembra vivo! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei.
Chi è Leandro Erlich? Pressoché ignoto al pubblico italiano prima della mostra milanese in corso, il visionario artista ha già stupito con le sue straordinarie invenzioni milioni di visitatori in tutto il mondo (a Tokio 600mila, a Buenos Aires 300mila), attratti da installazioni site specific (cioè ideate e costruite per un preciso luogo) piuttosto complicate da realizzare. Argentino, 50 anni, Erlich deve la sua fama proprio a queste complesse realizzazioni, con cui il pubblico è chiamato ad interagire, “entrando” esso stesso nell’opera d’arte.
Si incontrano così nel bizzarro iter espositivo “creazioni” che fanno parte della realtà ordinaria, di tutti i giorni (come le nuvole e la pioggia torrenziale dietro una finestra delle prime sale o, più avanti, un giardino triangolare e la vista di scene di vita negli appartamenti di un palazzo residenziale) ma a un esame più attento si rivelano essere tutte finzioni, abili messinscene inserite in un contesto in cui si confondono volutamente la realtà e la percezione che ne abbiamo. Una ventina le opere esposte, o meglio collocate lungo il percorso, ciascuna delle quali stupisce e spiazza l’ignaro visitatore, mettendolo a disagio, disorientandolo e spingendolo a riflettere sul fatto che non tutto è come appare, non tutto è scontato. Insomma, un altrove quasi magico dove si mescolano possibile e impossibile, suscitando emozioni impreviste.
La mostra di Palazzo Reale è la prima in Europa che offre una visione antologica dell’attività di Erlich. “Il mio lavoro funziona come un’esperienza narrativa dispiegata nell’arena pubblica”, sostiene l’artista. Che precisa: “Costruisco storie visive tratte dalla vita quotidiana che evocano un insieme di circostanze ordinarie, radicate nella realtà e nell’esperienza condivisa, ma che non funzionano come ci si aspetta”. L’artista argentino riconosce che gli piace “sviluppare progetti che spingono il pubblico oltre la soglia concettuale, con una varietà di modalità espressive, che comprendono installazioni, oggetti, sculture, video e persino la pittura”.
L’intento di Erlich di sconvolgere la realtà e aprire la mente all’immaginazione trova in mostra la massima espressione nella monumentale installazione collocata nel cortile di Palazzo Reale, Bâtiment, creata nel 2004 e qui ricostruita: si tratta della riproduzione della facciata di un edificio d’epoca, con tanto di balconi, nicchie, fregi e tettoie, posizionata orizzontalmente a terra. I visitatori si “appendono” virtualmente alle decorazioni e un grande specchio inclinato a 45 gradi riflette l’immagine che è a terra su un piano verticale, dando così l’illusione di una facciata reale e la sensazione che non esista più la legge di gravità. Provare per credere. Il divertimento è assicurato, per grandi e piccini.
Anche nella mostra romana a pochi passi dall’Altare della Patria si gioca con la realtà, ma in questo caso non per collocarla in un contesto illusorio e sorprendente, ma semplicemente per riprodurla nel modo più efficace possibile. Ammiriamo così 43 opere e figure, molte delle quali a grandezza naturale, che “raccontano” il percorso della scultura iperrealista internazionale con le firme di importanti artisti contemporanei, come Carole A. Fuerman, Duane Hanson, George Segal e Maurizio Cattelan.
La rassegna copre un periodo di mezzo secolo, che prende l’avvio con Pat & Veerle, del 1974, in poliestere policromo, che riproduce due ragazze che prendono il sole, opera del belga Jacques Verduyn, tra i pochi europei che ha fatto parte fin dall’inizio del movimento iperrealista, e arriva a Room Service, del 2023, di Elmgreen & Dragset (un danese e un norvegese), un’installazione composta da una porta in teak, con maniglie e cerniere in metallo, ai cui piedi si trova una culla per neonati in cui dorme un bambino avvolto in una copertina. Alcune delle opere esposte sono così realistiche da confondere e far credere di trovarsi di fronte a persone in carne e ossa, tanto i dettagli sono accurati. Sorprende Woman and Child, del 2010, dell’australiano Sam Jinks, dove alla perfezione tecnica si unisce la tenerezza della nonna che tiene tra le braccia il nipotino appena nato.
Erlich con le sue invenzioni ci porta “oltre la soglia” del senso comune e ci stimola a porci delle domande su ciò che è vero e ciò che è falso. Il variegato mondo degli iperrealisti ci introduce in un universo visionario e parallelo, popolato di strane creature, per scoprire l’essenza della realtà, che Einstein definiva “una semplice illusione, sebbene molto persistente”. Ma che forse semplicemente è il riflesso di qualcosa che è totalmente Altro.
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