Di fronte alle immagini sconvolgenti che ci arrivano da due drammatici teatri di guerra (Ucraina e Gaza) e di fronte alla vita sempre più segnata da incertezza e confusione, molti voltano la faccia dall’altra parte per restare in una quiete comoda. Alcuni inveiscono contro la vita, pensando che sia solo dominata dalla violenza e dall’azzardo insensato. Altri, coscienti di essere foglie fragili, sentono dal di dentro un grido di razionalità, di significato, di senso al dolore. Hanno bisogno non solo di vedere, ma di essere guardati da una Presenza. Hanno l’esigenza di vedere cosa vince il Risorto e precisamente se vince la loro morte e tutte le morti: quelle inflitte dal male, dalle ferite spirituali e dal dolore fisico. La bellezza dell’icona del Risorto può aiutarci a camminare e a cambiare. Dopo la riflessione sul Venerdì Santo, ne parliamo ancora con Lubomir Žák, teologo slovacco, studioso di fama internazionale, autore di numerosi saggi e pubblicazioni sulla teologia russa.



Pavel Nikolaevič Evdokimov in Teologia della Bellezza. L’arte dell’icona cita l’icona della Risurrezione presente nella Chiesa del San Salvatore di Chora a Istanbul. Scrive: “Il Cristo calpesta le porte infrante dell’inferno. In un abisso nero Satana è incatenato, e le forze sconfitte dell’inferno, i rottami della sua potenza maligna sono rappresentati da un mucchio di catene spezzate, di chiavi e di chiodi”. Che significato ha per noi, oggi, questa lettura dell’icona della Resurrezione?



Evdokimov offre un’interpretazione suggestiva, che coglie il cuore stesso del mistero della Risurrezione di Cristo. Il mistero di Colui che, abbandonato da tutti e morto sulla croce, è scivolato nel punto più basso, più lontano e oscuro dell’esistenza, per abbracciare tutti coloro che vi ha incontrato. Il mistero di Colui che però è stato trascinato da quel punto, da quello stato d’esistenza, dall’Amore eterno, che lo ha rigenerato a vita nuova. Evdokimov, discepolo del grande Bulgakov, contempla la celebre icona di Chora con gli occhi della propria fede confermata dall’esperienza, convinto che l’inferno del male e della morte non sia imbattibile né definitivo, per quanto reale e dolorosa possa sembrare la sua terrificante vicinanza. La scena rappresentata sull’icona ne dà un forte messaggio: Cristo non più prigioniero del buio tombale, ma come se danzasse libero sopra l’abisso della morte, calpestando con la forza di un Vincitore le porte infrante dell’inferno. Catene spezzate, chiavi abbandonate, chiodi caduti: sono i resti di una feroce battaglia, testimoni della sconfitta di Satana, emblemi del trionfo della luce sulla notte senza fine, dell’amore di Dio sulla morte e su ogni male. Questa immagine divina, oltre a essere un segno, diventa un canto che risuona attraverso i secoli, un canto di speranza per le anime avvolte nella nebbia della paura. Parla di una vittoria che si ripete ogniqualvolta l’amore supera l’odio e l’inganno.



Che cosa dice a ognuno di noi l’icona del Risorto in questo tempo? Capita a tanti di chiudersi nella propria comfort zone per evitare gli urti della vita.

Nel tessuto del quotidiano, tra le pieghe delle nostre esistenze spesso intessute di dubbi e paure, l’icona della Risurrezione sussurra la liberazione. Ci invita a rompere le catene che ci legano, a varcare le soglie delle nostre prigioni interiori, a dischiudere i cuori al rinnovamento. È una chiamata a deporre i pesi che ci affliggono, a lasciarci alle spalle i fantasmi del passato, per abbracciare un presente rinnovato. E così, il Risorto ci parla ancora, con una voce che è eco di eternità.

Qual è il richiamo che ci arriva dall’icona del Risorto?

Il Risorto ci invita a diventare co-creatori di un mondo dove la compassione, l’amore e il perdono non sono ideali lontani, ma realtà vissute. Ci ricorda che, anche nelle ore più buie, esiste una luce che le tenebre non possono inghiottire. L’icona della Risurrezione è un faro che guida i naufraghi verso porti sicuri, una stella che illumina i cammini oscurati dalla disperazione, un fiume che disseta le terre aride dell’anima. In essa, il messaggio del Risorto si fa melodia che incanta, che trasforma, che eleva, ricordandoci che, al di là delle tempeste, esiste sempre un orizzonte di luce. È davvero importante in questi tempi poter accarezzare con gli occhi del cuore un’immagine di tale profondità! Infatti, da questo sguardo interiore si possono alimentare e rigenerare gli occhi di tutti noi, che siamo ormai stanchi di guardare le atrocità che accadono.

(Vincenzo Rizzo)

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