C’è un oligarca russo amico di Vladimir Putin nelle carte dell’inchiesta Usa su Artem Uss e il suo socio russo Yuri Orekhov. Si tratta di Oleg Deripaska, anche lui finito nel mirino dell’FBI: sarebbe il proprietario della società madre a cui fa capo l’imprenditore sparito dall’Italia. Dalle indagini è emerso che i due soci russi, proprietari della società NDA GmbH, con sede ad Amburgo (Germania), usavano la società , oltre che per far arrivare in Russia tecnologia militare sotto sanzioni come satelliti, radar e semiconduttori, anche per spedire milioni di barili di petrolio dal Venezuela ad acquirenti in Russia e Cina. Inoltre, avrebbero collaborato con Juan Fernando Serrano e Juan Carlos Soto, altri due imputati che mediavano gli accordi con la compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA, finita nella rete delle sanzioni Usa. A svelare il retroscena è La Stampa, secondo cui la società di Artem Uss era collegata anche ad una società dell’alluminio, che corrisponderebbe a quella dell’oligarca Oleg Deripaska.
Infatti, in una delle intercettazioni il socio di Artem Uss la presentò a Juan Fernando Serrano come «la nostra società madre», allegando il link al sito dell’azienda russa e alla pagina Wikipedia dell’oligarca. «Anche lui (l’oligarca, ndr) è sotto sanzioni. Ecco perché noi stiamo agendo attraverso questa società. Come front». Serrano rispose parlando del suo partner, «molto vicino al governo». Inoltre, lo descrisse come «una delle persone più influenti in Venezuela. Vicinissimo al vicepresidente». Il link che girò riguardava un avvocato e uomo d’affari venezuelano ricercato dagli statunitensi per corruzione internazionale e riciclaggio. I due comunque conclusero un accordo da un milione di barili di petrolio al mese, chiarendo che «con la società di alluminio è un contratto annuale, ogni mese, ogni mese… Stabile, di sicuro». Nelle carte ufficiali americane non viene citato espressamente il nome dell’oligarca, ma l’identikit viene descritto con precisione, motivo per il quale è facile arrivare alla società russa di alluminio Rusal, secondo La Stampa.
GLI AFFARI DI ARTEM USS CON VENEZUELA, RUSSIA E CINA
Rusal dal canto suo nega di aver acquistato petrolio dal Venezuela o altri prodotti soggetti a sanzioni, ribadendo di aver agito sempre nel pieno rispetto delle leggi internazionali sulle sanzioni. Ma le carte dell’inchiesta Usa mostrano che Artem Uss e il suo socio parlavano apertamente dell’oligarca. Infatti, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, Yuri Orekhov ha espresso i suoi dubbi sugli affari con la Russia. Dalle comunicazioni emerge come Artem Uss fosse l’uomo stretto dell’oligarca. Alla fine, nessuno dei due interrompe gli affari con la Russia. Anzi, il petrolio venezuelano finisce anche in Cina tramite una società a Hong Kong. Intanto, la società di Uss acquista semiconduttori finiti alle società russe che lavorano anche per la componentistica dei jet da combattimento. Nelle carte c’è pure un riferimento all’Italia. Il tradire spagnolo Juan Fernando Serrano ha, infatti, una società con sedi in Emirati Arabi, Spagna e appunto Italia. Stando a quanto riportato da La Stampa, si troverebbe a Bergamo e sarebbe stata messa in liquidazione. Di certo al momento c’è che Artem Uss non è un agente segreto. Due diverse fonti di intelligence confermano quanto dichiarato dalla premier Giorgia Meloni: l’intelligence Usa non ha mai coinvolto gli 007 italiani perché Uss non era un “target”.