Cosa dice l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra e favorisce la pace”
Si torna a parlare abbondantemente dell’articolo 11 della nostra Costituzione dopo la recente uscita – del tutto inaspettata, oltre che criticata dall’intero Occidente – del ministro Guido Crosetto che ha negato a Kiev l’invio di nuove armi nel caso il piano ucraino sia di usarle sul territorio russo: scelta in controtendenza rispetto a quanto deciso nei giorni scorsi (prima) da Stoltenberg, poi da Borrell ed infine anche da Biden. La scusa addotta dal Ministro Crosetto è che la Costituzione – e cita esplicitamente “l’articolo 11” – ci impedisce l’invio di armi a Kiev “per attaccare la Russia in territorio russo” ricordando che “un conto è usare le armi nel territorio occupato” ma è differente usarle “nel territorio russo (..) perché noi non siamo in guerra con la Russia“.
Parole che – appunto – hanno fatto infuriare i nostri partner di mezzo mondo, ma che al contempo hanno rispolverato quel dibattito costituzionale che si era aperto già nel 2022 in occasione delle primissime tornare di invio di armi a Kiev. Nel breve articolo 11 della Costituzione – e citiamo testualmente – la Costituente ha voluto mettere nero su bianco che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa (..) e come mezzo di risoluzione delle controversie” acconsentendo al contempo “alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” con un cenno anche alla promozione delle “organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo“.
Costituzione e invio di armi a Kiev: il parere di Amato sull’articolo 11
Insomma, l’articolo 11 è chiaro e definisce in poche frasi stringati che la Costituzione e l’Italia Democratica prediligono alla guerra le trattative, la pace e la giustizia; ma a ben guardare non c’è alcuna riferimento chiaro all’invio di armi ad uno stato – nel caso specifico l’Ucraina – aggredito. Nel 2022 per mettere a tacere gli scontri mediatici sul tema intervenne nientemeno che Giuliano Amato nel ruolo di presidente della Consulta che pose proprio l’accento sulla mancata citazione all’invio di armi, spostando il dibattito sul tema dall’articolo 11 della Costituzione ai trattati Nato e Ue che impongono la difesa dei paesi aggrediti.
Opinione condivisa anche dal collega presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli, interpellato – sempre nel 2022 – dal Sole 24 Ore: “Quanto scritto va letto come il ripudio della guerra di aggressione o intesa come uno strumento di soluzione delle controversie“; ma l’attenzione dovrebbe essere posta non tanto sull’articolo 11 della Costituzione, quanto sul fatto “sia l’assemblea delle Nazioni unite sia la Corte dell’Aja hanno condannato la guerra di aggressione contro l’Ucraina” aprendo le porte alla possibilità di “prestare aiuto, senza entrare nel conflitto“.
Gaetano Azzariti: “L’invio di armi a Kiev infrange i valori costituzionali”
D’altra parte, il docente di diritto costituzionale Gaetano Azzariti si era posto in controtendenza sottolineando (questa volta al Riformista) che in realtà l’invio di armi a Kiev sarebbe del tutto contrario all’articolo 11 della Costituzione. Infatti, spiegò, che “non c’è nessuna disposizione costituzionale che in qualche modo obbliga alla difesa di patrie altrui“, vincolo imposto dai trattati “internazionali” che a suo avviso non sempre – e non automaticamente – si possono “porre al di sopra delle disposizioni costituzionali“.
A chi invoca l’articolo 5 della Nato sulla reciproca difesa, Azzeriti risponde che “l’Ucraina non fa parte né della Nato, né dell’Unione europea” e relega la scelta di sostenere Kiev ad una semplice “scelta politica“. Proprio qui si gioca il ruolo della Costituzione e dell’articolo 11 perché se è vero che ripudiamo la guerra – spiega Azzeriti – nel pieno rispetto dei valori costituzionali dovremmo anche lavorare per la pace e non all’idea “che la pace si fa con la guerra“.