Arturo Brachetti a tutto tondo a Vieni da me, il trasformista ha ripercorso la sua carriera nel salotto di Caterina Balivo. L’intervista parte da un teatrino di marionette, molto importante per la sua infanzia: «L’ho ricevuto per regalo a Natale quando avevo cinque anni, è durato un bel po’». E ripercorre la sua adolescenza: «Ero un bambino timido, sfigatello, bullizzato dai compagni: mi avevano messo in un seminario, è andato benissimo anche se non sono diventato prete». Una battuta su Don Silvio, che gli regalò un libro su Leopoldo Fregoli che lo incentivò a intraprendere il suo percorso: «Ho cominciato a sognare su quel libro, facevo la prova del mio autografo e in effetti oggi mi dicono che i miei autografi somigliano alla sua firma».



ARTURO BRACHETTI A VIENI DA ME

L’esordio di Arturo Brachetti in Italia è datato 1980, nello spettacolo “Che combinazione” di Rita Pavone. Una battuta poi su Antonello Falqui, scomparso venerdì: «Era il minimo che potevo fare. Io avevo visto in tv Al Paradise, pensai che per tornare in Italia poteva essere lui ad ospitarmi. Lo chiamai e mi invitò a casa sua, gli dissi che avrei voluto essere ospitato e in quattro mesi dovetti preparare 10 numeri. Grazie Antonello per avermi scoperto e per aver scoperto decine di altri artisti, per averci fatto brillare». «Da lui ho ereditato il perfezionismo, era meraviglioso», ha concluso Brachetti. Il 62enne ha poi parlato del brano Mia madre sta su Facebook, scritto con Federico Sirianni: «Mia mamma si è iscritta a Internet, su Facebook, è molto social. Sulle mie esibizioni? Alla prima dello spettacolo piange tutto il tempo, poi viene al secondo spettacolo e cerca di capire».

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