Ascanio Celestini, attore e regista cinematografico, si è raccontato tra passione e lavoro al Corriere della Sera: “Il teatro non è un gioco, ma l’agorà dove fare politica, sin dai tempi dei greci, con l’intento di cambiare il mondo, attraverso le regole dell’arte”. In passato, d’altronde, ha sempre affrontato sul palco dei temi cruciali: dal nazismo ai manicomi. Uno, però, non è ancora riuscito a trattarlo. “I Rom, che chiamo volgarmente zingari, sono davvero gli ultimi. L’aspetto che mi affascina è che, fra le tante minoranze, non hanno mai chiesto di avere uno Stato, forse per il desiderio di libertà assoluta. I loro campi somigliano un po’ a dei campi di concentramento”.
Al di là degli argomenti seri, tuttavia, l’attore teatrale ha anche scritto un libro sulle barzellette: “Mi affascinano come letteratura orale che, al contrario per esempio delle fiabe di cui si conosce la storia e si tramandano di generazione in generazione, delle barzellette non si sa l’origine. Appartengono al mondo onirico e, attraverso la battuta, emergono le nostre paure, i desideri nascosti, proprio come avviene nei sogni”, ha ammesso.
Ascanio Celestini: “Teatro non è gioco, ma politica”. Da dove nasce la sua passione?
Ascanio Celestini, oltre a raccontare il modo in cui vive la sua passione per il teatro, ha parlato al Corriere della Sera anche delle sue origini. Nato a Roma nel 1972 da un restauratore di mobili ed una parrucchiera. “Mio padre non fu molto contento che io proseguissi gli studi dopo il liceo. Per qualche tempo gli ho dato una mano e la sua maggiore aspirazione era che, col mio arrivo, avrebbe potuto ampliare l’attività, aprendo un negozio dove restaurare e vendere mobili.”. Alla fine si iscrisse alla facoltà di antropologia, ma non si laureò mai.
La passione per il teatro lo convinse ad abbandonare l’Università, ma in realtà aveva radici lontane. “Non ho frequentato scuole di teatro, ma solo dei laboratori. La mia vera formazione è quella familiare, legata ai racconti che sentivo sin da bambino dentro casa: mia nonna paterna possedeva un autentico patrimonio di tradizione narrativa, per questo mi interessa raccontare storie sia in palcoscenico sia nei film che ho realizzato”, ha concluso.