Si travestono da finanzieri per rapinarlo, ma il colpo va male e in carcere finiscono pure la moglie e il cognato. La vittima di questa incredibile vicenda è l’imprenditore Maurizio Borgioni e i fatti risalgono al 27 aprile scorso. Tornando nella sua casa ad Ascoli, l’imprenditore è stato raggiunto da due persone che lo hanno rapinato: inizialmente si sono qualificate come agenti della Guardia di finanza. Gli hanno anche mostrato pettorina e cappello con scritta e simboli istituzionali per avvalorare ciò. Con la scusa di dover effettuare un’ispezione fiscale volevano entrare nell’abitazione. Una volta dentro, i due si sono fatti aprire la cassaforte e hanno costretto l’imprenditore a consegnare oltre 10mila euro in contanti e un orologio Rolex.
Poi lo hanno immobilizzato, legando polsi e caviglie e bloccandogli la bocca col nastro adesivo, per evitare che potesse chiamare le forze dell’ordine, minacciando di fare del male ai familiari se avesse denunciato i fatti. Poi la fuga. Ma Maurizio Borgioni, dopo essersi liberato, ha contattato i carabinieri di Ascoli e denunciato tutto, facendo partire un’indagine in procura, da cui è emerso che i presunti autori del reato sono la moglie Roberta De Berardinis, il cognato Daniele De Berardinis e un uomo, Ivan Mele, uno dei due esecutori materiali dell’assalto insieme ad una complice ancora da identificare. I tre arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di rapina pluriaggravata.
IMPRENDITORE RAPINATO AD ASCOLI “MIA MOGLIE E MIO COGNATO? NON ME L’ASPETTAVO”
«Mai avrei potuto immaginare un quadro del genere, ma poi le evidenze investigative hanno portato a questa realtà, decisamente assurda, anche perché probabilmente c’è qualcos’altro dietro», dichiara Maurizio Borgioni al Resto del Carlino, all’indomani degli arresti. Nel motivare la custodia cautelare la magistratura parla di pericolo per l’incolumità dell’imprenditore. «C’è forse un secondo fine, è questo il problema vero. Ci sono in corso indagini e più di tanto non posso dire, ma si parla di qualcosa di molto peggio di una rapina con un bottino non enorme. A ciò è dovuto il provvedimento immediato in carcere per tutti i coinvolti. Per evitare il peggio», aggiunge Borgioni. Rivela anche che nella vicenda è coinvolto un dipendente della Borgioni imballaggi: «È indagato a piede libero perché faceva parte del gruppo in vista proprio di queste azioni future nei miei confronti. Secondo quanto emerso dalle indagini la banda avrebbe organizzato altro contro di me e lui ne avrebbe fatto parte».
Ma durante la rapina non ha mai sospettato il coinvolgimento della moglie e del cognato. «Non siamo separati formalmente, ma lo siamo di fatto. Una situazione che ha determinato in lei momenti di ira, ma da qui a pensare che avrebbe fatto ciò con l’aiuto di altre persone… C’è da capire adesso chi ha coinvolto chi. Chi aveva un interesse particolare era mia moglie, ma anche gli altri non erano da meno visto che tutto doveva portare ad un beneficio economico». Difficile spiegare ai figli la vicenda, ma due sono grandi e a loro volta genitori, quindi sarà semplice con loro. «L’ultima, che mi è stata ovviamente affidata, è una ragazza molto evoluta ed intelligente e con l’aiuto di tutti cercherà di andare avanti per la sua strada, come è giusto che sia. Farà il suo percorso che per nessun motivo dovrà esserle intralciato».