ASHLEIGH BARTY SI RITIRA: LA NUMERO 1 LASCIA IL TENNIS A 25 ANNI

C’è un vecchio adagio nel mondo dello sport: recita – a versi liberi – che la condizione perfetta di un atleta è quella di abbandonare al top, così che tifosi, appassionati e addetti ai lavori non debbano convivere con la parte declinante della carriera. Inevitabilmente, questa mattina ci siamo svegliati con questo ritornello nella testa alla notizia che Ashleigh Barty ha deciso di ritirarsi dal mondo del tennis. È una breaking news clamorosa: affidandosi all’amica ed ex compagna di doppio Casey Dellacqua (“non sapevo come condividere la cosa e quindi le ho chiesto di aiutarmi”), la Barty ha detto di essere alla ricerca di altre sfide, che il tennis le ha dato tutto ma ora è il momento di voltare pagina. Ha anche spiegato come un punto di svolta sia stato la vittoria di Wimbledon, lo scorso luglio: “era il mio obiettivo” ha confessato l’australiana, messo in bacheca il titolo più prestigioso per un tennista si è come sentita svuotata. Poi è arrivato l’Australian Open, lo Slam di casa: un ultimo punto da raggiungere.



A missione compiuta, nemmeno due mesi fa, la parola fine ha iniziato a comporsi sulla pagina. Ashleigh Barty si ritira: per la seconda volta, ma la prima (nel 2014) è molto diversa. All’epoca aveva 18 anni: qualche titolo e tre finali Slam perse nel doppio (tutto con la Dellacqua, appunto), una classifica nel singolare che la metteva fuori dalle 200. Questo è francamente uno shock: ad appendere la racchetta al chiodo è l’attuale numero 1 Wta, 121 settimane in testa al ranking (settima di sempre), dominante negli ultimi 2-3 anni di carriera tanto da vincere dal 2019 a oggi 11 trofei inclusi Roland Garros, Wimbledon e Australian Open come già detto ma anche Miami (due volte) e Cincinnati, arrivando a giocare le finali di Pechino e Madrid. Una tennista che al top della condizione, negli ultimi tempi, stava diventando ingiocabile quasi come la Serena Williams dei tempi d’oro.



PRIMA DI ASHLEIGH BARTY…

Prima di proseguire, sia concesso un breve excursus nella storia. Ritiri eccellenti in giovane età (postilla: Ashleigh Barty ha 25 anni) nel mondo del tennis ne abbiamo vissuti anche parecchi, ma sostanzialmente solo quello di Bjorn Borg – anche come anagrafica – aveva avuto questa portata, anche se le ultime due stagioni dello svedese avevano lasciato abbastanza a desiderare tra sconfitte brutte e lunga inattività. Scorrendo gli almanacchi si va da Andrea Jaeger, che ha una storia incredibile (e ci ha scritto un libro, che vale la pena leggere) alla più recente Ana Ivanovic, da Kim Clijsters a Martina Hingis che sono poi tornate in pista (in maniera diversa, molto diversa), e questo riguarda le decisioni “a tavolino”.



Altre interruzioni di carriera sono state forzate, compresa quella recentissima di CiCi Bellis (fenomeno in erba, martoriata dagli infortuni, purtroppo un enorme “what if”): Tracy Austin e Maureen Connolly ci hanno lasciato la stuzzicante domanda su come sarebbe andata senza gli infortuni (di varia natura), l’abbandono di Maria Sharapova non ha di fatto sorpreso nessuno, il caso più clamoroso riguarda forse ancora oggi Suzanne Lenglen che in pratica si ritirò a 27 anni (passando al professionismo: sarebbe lunga spiegare la differenza e lo scenario di allora) senza aver mai perso un singolo match in carriera – se non per ritiro – con appena tre set lasciati per strada in cinque anni (cinque anni), numeri che mai nessun altro raggiungerà più e un’aura di leggenda che sarebbe diventata tale solo più tardi (per ovvie ragioni). Il ritiro di Ash Barty a 25 anni, da numero 1 e dominatrice del circuito, a oggi non ha eguali.

PERCHÉ ASHLEIGH BARTY SI RITIRA?

Il ritiro di Ashleigh Barty, naturalmente, apre varie chiavi di lettura. C’è chi sosterrà che l’australiana non abbia sopportato la pressione di “dover” diventare una delle più grandi di sempre; chi penserà che abbia rifuggito la sfida di vincere quanti più titoli possibile, come nella paura di non riuscire più a primeggiare; e chi ancora sarà convinto che sotto sotto ci sia una sorta di fragilità mentale se per la seconda volta in 9 anni viene presa una decisione del genere. Ricordiamo, per dovere di cronaca, che nel 2014 Ash aveva smesso con il tennis per inseguire una carriera da giocatrice di cricket; non la prima (Michael Jordan dice qualcosa?), non l’ultima a intraprendere un percorso simile, senonchè lei dopo due anni era tornata sui propri passi, con le conseguenze e i numeri di cui abbiamo parlato.

Nel meraviglioso romanzo d’esordio di Enrico Brizzi, sorta di testo formativo per chi scrive, l’episodio che ne dà il titolo riguarda la decisione di Jack Frusciante (che al secolo sarebbe John) di lasciare i Red Hot Chili Peppers, e in una breve e intrigante riflessione interiore il protagonista che ne riceve la notizia si domanda come mai proprio ora, come mai adesso che stavano per arrivare soldi, fama e successo. O erano già arrivati, ma sarebbe stato sempre meglio e sempre di più. Ecco allora la domanda: perché Ashleigh Barty si ritira da numero 1, potendo magari toccare vette e numeri sconosciuti alla maggior parte delle colleghe? Non lo sapremo mai.

Questa è la verità: cosa davvero voglia dire il voler fare nuove esperienze, cercare altre sfide, sentire che il tennis non possa dare più alcunchè, sono concetti che registriamo e scorporiamo nel tentativo di darci una risposta che ci possa soddisfare (o per un mero gusto dietrologico, che fa tanto cool), ma è come chiedersi razionalmente perché Naomi Osaka improvvisamente (o meno) sia andata in panico di fronte alle domande dei giornalisti e abbia smesso di giocare a più riprese. Nessuno è uguale all’altro e questo è il bello, diremmo; ma possiamo anche aggiungere che il ritiro di Ashleigh Barty dal tennis, adesso e in questo modo, ci lascia una sorta di sensazione positiva. Che non significa che chiunque continui a giocare fino a 35-40 anni (magari senza vincere nulla) sia al contrario un personaggio da evitare.

  • Significa che è certamente interessante che una ragazza di 25 anni, la più brava al mondo in quello che fa e magari ancora per molto tempo, con guadagni pazzeschi e parecchie certezze nella vita, più o meno di punto in bianco decide di rimettersi in discussione. Parafrasando, è come se l’australiana dicesse: “Tutto bello, ma non mi basta: c’è qualcosa di più”. E questo qualcosa di più, va a scoprire cosa sia. Qualunque cosa essa sia. Lo trovi o meno, così funziona: alla fine della storia, si sta davanti alle domande che sono dentro di noi, al nostro cuore, anche a patto di uscire dalla comfort zone e accettare un salto nel buio. Perché alla fine, quello conta: non tanto riuscire a fare una cosa che piace, ma quella che davvero risponde alle nostre esigenze. Complimenti doverosi ad Ashleigh Barty per una carriera straordinaria, ancor più per aver capito che la vita è una continua ricerca.