Asia Argento ha parlato nelle scorse ore dinanzi al giudice, “argomento” la sua querela presentata nei confronti di Mario Adinolfi, ex parlamentare, accusato dalla stessa attrice di averla apostrofata in maniera molto grave. “Il momento più difficile – alcune delle parole della figlia del noto regista, riportate dall’edizione online del Corriere della Sera – è stato quando i miei figli mi hanno chiesto perché qualcuno mi chiamasse prostituta. Ma hanno capito. Ora sono serena. Ma sono stati mesi bui”.



Mario Adinolfi aveva apostrofato Asia Argento attraverso una serie di post e di articoli su Facebook, scrive ancora il quotidiano di via Solferino, e per questo è finito sotto processo con l’accusa di averla diffamata. Secondo la Procura l’ex parlamentare avrebbe usato toni tali da offendere l’onore e il decoro dell’attrice, soffermandosi sugli abusi sessuali commessi nei suoi confronti da parte del noto produttore cinematografico Hervey Weinstein, condannato nel 2020 per violenza sessuale.



ASIA ARGENTO VS ADINOLFI: ECCO L’ARTICOLO INCRIMINATO

L’articolo incriminato a firma Adinolfi è intitolato «Un caso per riflettere sulla dignità», e nello stesso sostiene, rivolgendosi appunto ad Asia Argento, come spiega il Corriere della Sera, che «aver subito le attenzioni controvoglia del regista, senza reagire e denunciare, è stato senza dubbio un errore» e aggiunge che «il maschio è un porco ma quella è prostituzione». Un parere poi ripetuto su Twitter, dove si legge che «quella dell’attrice era prostituzione d’alto bordo».

Asia Argento ha ricordato davanti al pm Gianluca Mazzei: «Leggere certe posizioni mi ha fatto male, mi sono chiusa in me stessa. Spiegare ai miei figli cosa stesse accadendo è stato duro, ma hanno compreso. Grazie a loro e a chi mi vuole bene, mi sono risollevata. È stato un percorso doloroso. Ma rifarei tutto. Ancora adesso, dopo 4 anni, aspetto che Adinolfi si scusi». L’attrice ne ha anche per la stampa: «A volte ho avuto l’impressione di essere stata più compresa dai media stranieri, che da alcuni italiani».