Alcuni giorni fa avevamo pubblicato alcuni estratti da una controversa intervista ad Asia Bibi, la donna pachistana tenuta in carcere per quasi dieci anni condannata a morte per blasfemia, in cui si dissociava dalla sua biografia scritta da una amica francese. Non solo, spiegava che la legge sulla blasfemia è una legge giusta anche se viene applicata malamente nel suo paese, non lasciando alle persone la possibilità di dire la propria opinione. In molti avevano protestato per quelle parole, soprattutto gli attivisti cristiani per i diritti umani in Pakistan, la minoranza che soffre di più per la legge sulla blasfemia, in quanto secondo  le norme del codice penale pakistano possono essere condannati l’ergastolo o alla pena capitale a chi si macchi di presunta blasfemia contro i simboli della religione maggioritaria, cioè quella musulmana. La stessa Asia Bibi era stata condannata per aver condiviso dell’acqua con delle colleghe musulmane, cosa che è considerata blasfema in quanto i cristiani sono considerati impuri. Oggi Asia Bibi vive libera in Canada, nell’anonimato totale per paura di ritorsioni di fanatici islamici e ha concesso una nuova intervista questa volta alla alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e il tono è cambiato di molto. Il direttore di ACS Italia Alessandro Monteduro le ha chiesto delle tante minorenni pachistane rapite e convertite con la forza e costrette al matrimonio, casi recenti quelli di Huma Yunus e Maria Shahbaz. Asia Bibi ha commentato: «So che queste ragazze sono perseguitate e faccio appello al Primo Ministro del Pakistan Imran Khan: per favore, aiuti le nostre ragazze perché nessuna di loro deve soffrire!».



“VOGLIO INCONTRARE IL PAPA

Si è parlato anche della legge sulla blasfemia. «Al momento della fondazione e della separazione del Pakistan dall’India il fondatore Ali Jinnah, nel suo discorso di apertura, ha garantito libertà religiosa e di pensiero a tutti i cittadini», ha ricordato Asia, che ha proseguito: «Oggi ci sono alcuni gruppi che usano le leggi esistenti ed io faccio appello al Primo Ministro del Pakistan specialmente per le vittime della legge sulla blasfemia e per le ragazze convertite con la forza, perché tuteli e protegga le minoranze che sono anch’esse pakistane. Da vittima do il mio esempio: io ho molto sofferto e vissuto tante difficoltà, oggi sono libera e spero che questa legge possa essere soggetta a cambiamenti che vietino ogni suo abuso». Infine Asia ha ricordato di avere avuto due cordoncino del rosario, donate dal papa, una è rimasta in Pachistan, l’altra ce l’ha ancora e dice di recitare ogni giorno il rosario: “Prego per me e per i perseguitati in Pakistan. Ringrazio  il Santo Padre Francesco e Papa Benedetto che è intervenuto per me e ringrazio voi di Aiuto alla Chiesa che Soffre e anche tanti altri italiani che hanno pregato per me. Monteduro l’ha invitata a Roma, lei ha risposto con gioia: “«Ho un profondo desiderio di venire a visitare Roma e, se possibile, di incontrare il Santo Padre», ha risposto Asia, la quale ha aggiunto di pregare «per Papa Francesco che ci sostiene nella fede».



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