Tra i pacchetti del Pnrr è stato previsto anche un ampio riassetto degli asili nido italiani, in carenze strutturali da anni. Pesa, infatti, soprattutto la scarsa disponibilità di posti disponibili per i piccoli, oltre ad una ancora più marcata carenza di educatori, in un contesto in cui la maggior parte delle strutture attualmente funzionanti necessita di importanti (e costosi) lavori di ristrutturazione. Problemi non da poco, insomma, il cui unico esito logico è quello di rendere infernale la ricerca di asili nido per buona parte dei genitori italiani, con un marcato accento soprattutto a chi vive nel Sud della penisola e per chi versa in condizioni economiche difficili e precarie.



Tutti gli errori del Pnrr sugli asili nido

Sulle pagine del Mattino è stata pubblicata una lunga analisi sugli errori commessi in questi anni dai vari governi dal punto di vista degli asili nido e dei progetti da includere nel Pnrr. Infatti, la scadenza del piano sarebbe fissata al 30 giugno, ma appare sempre più evidente che sarà impossibile rispettarla, con il rischio che si metta in crisi l’intero progetto sugli asili. Gli errori sono stati diversi, ma possono essere facilmente corretti per cercare di tornare in carreggiata con le tempistiche dello stringente Pnrr.



Tra gli errori commessi nel piano per gli asili nido, in particolare, emerge un’ampia gonfiatura dei numeri. Il Pnrr, infatti, stanzia fondi per 143mila nuovi posti, ma il governo ne ha inclusi nel progetto 188mila, circa 45mila in più di quelli effettivamente coperti dai finanziamenti. Similmente, è stato giù pubblicato un bando da 700 milioni basato su stanziamenti del 2020, che è stato legato ai 4,6 miliardi del Pnrr, ma tenendo alcuni “classici trucchi per favorire il Nord” (scrive il Messaggero), come l’inclusione di tutti i capoluoghi di provincia tra i comuni svantaggiati. Un altro errore commesso sugli asili nido riguarda, invece, la percentuale del 33%, imposta come target dall’Europa, che è stata aumentata al 43,9%.



La gara per i diritti: l’errore più pesante

Tuttavia, nonostante gli errori commessi nell’ambito degli asili nido, spiega ancora il Messaggero, ce n’è uno che è risultato più importante e dannoso di tutti gli altri. In particolare, l’asilo è a tutti gli effetti un Lep (ovvero un livello essenziale di prestazione) che dovrebbe essere garantito, costituzionalmente, dal governo. Tuttavia, nei bandi recentemente aperti veniva lasciata ai comuni la libertà di richiedere la prestazione, con l’esito che moltissimi non hanno presentato domanda. Si parla di ben 1.700 Comuni che non hanno partecipato, nonostante il loro fabbisogno di asili nido.