I casi di disabilità nei bambini di fascia di età tra 0 e 3 anni sono in aumento. Come riporta Libero, due strutture educative su tre in Lombardia hanno tra gli iscritti piccoli affetti da problemi di fragilità e ritardi, come rivelato da un’indagine di Assonidi, associazione aderente a Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. Negli ultimi cinque anni gli asili nido privati hanno dovuto fare i conti con un aumento delle richieste di accoglienza. Su 100 attività, con 20 bambini in media per struttura, il 32% delle strutture sono state contattate da famiglie con figli con disabilità già diagnosticata mentre il 34% ha riscontrato disabilità durante la frequenza.



Il 35% degli asili privati ha preso in carico, nei cinque anni, almeno un bambino con disturbo dello spettro autistico. “Prima non si facevano diagnosi precoci in questa fascia di età. Adesso sono le famiglie che ci contattano perché hanno la diagnosi delle varie patologie e non sanno a quale scuola o struttura rivolgersi” spiega il direttore di Assonidi, Paolo Uniti. Come mostrano i dati, il 24% degli asili nido ha accolto due bambini dal 2018 ad oggi mentre il 12% ne ha presi in carico tre o più negli ultimi cinque anni. Uniti, ancora, sottolinea: “Si tratta, quindi, di una presenza significativa che dovrebbe essere presa in considerazione anche per l’identificazione di adeguati percorsi di informazione e formazione del personale educativo”.



Asili nido privati: “Le istituzioni ripensino la spesa pubblica per supportare bambini con fragilità”

Secondo il direttore di Assonidi, Paolo Uniti, “le istituzioni devono ripensare la spesa pubblica destinando una parte dei finanziamenti anche ai servizi educativi privati al fine di garantire un adeguato supporto a tutti i bambini che presentano fragilità. Occorrerebbe anche una maggiore informazione alle famiglie che molte volte si rivolgono al gestore per avere informazioni”. I gestori degli asili nido, come spiega Libero, per redigere il progetto individuale di educazione per il bambino disabile, interloquiscono con la famiglia per il 58%, e per il 42% coinvolgono anche altre istituzioni.



Il 61% degli asili nido coinvolti ha aggiunto di non avere a disposizione una risorsa con formazione specifica per l’accoglienza e la gestione di bambini con fragilità o disabilità. Il 20% invece ha una risorsa con formazione parziale e il 19% ha in organico una persona specificamente formata. Il 44% invece non ha mai frequentato alcun tipo di formazione in tema di disabilità mentre il 35% ha solamente frequentato incontri di sensibilizzazione sul tema. Secondo Federica Ortalli, presidente di Assonidi, “occorre ripensare i percorsi di presa in carico dei bambini con fragilità in un’ottica sinergica tra i soggetti coinvolti, cioè strutture sanitarie, pediatri, famiglie e coordinamenti pedagogici dei servizi educativi privati”.