Secondo quanto ha reso noto il sindacato scuola della Cgil, almeno un milione di bambini in Italia non hanno accesso all’asilo nido. Esattamente 1.171.724 bambini tra zero e tre anni non possono accedere a una struttura di educazione né pubblica né privata rispetto a un milione e 420mila aventi diritto. Dati che in realtà non sono una novità, piuttosto una conferma della situazione drammatica in cui versa questa parte dell’offerta scolastica. Dal punto di vista percentuale, significa il 24% della popolazione, undici punti sotto alla media europea richiesta dall’Unione europea e che doveva essere tale entro il 2010, cioè quasi dieci anni passati senza alcun miglioramento. I motivi? Poche strutture pubbliche, prezzi troppo alti di quelle private e convenzionate. Si aggiunge un nuovo fenomeno: madri disoccupate che si occupano direttamente loro del figlio.



NORD E SUD, STUDIO CHOC SUGLI ASILI NIDO

Ovviamente ci sono poi le differenze estreme tra nord e sud come sempre: se in Val d’Aosta si tocca la copertura del 44,7% e in Emilia Romagna del 33, in Campania siamo al 7,6%. C’è poi da sottolineare come dal 2012 i comuni abbiano smesso di investire in queste strutture con una diminuzione che passa da 1,6 miliardi di euro a 1,475 miliardi del 2016. E se in Calabria un sindaco stanzia mediamente 88 euro per un bambino, in Trentino se ne spendono 2209. Secondo la ricerca della Cgil, chiamata non a caso “Cerco asilo”, “la politica – nei suoi repentini cambiamenti governativi – rischia di pensare che il raggiungimento degli obiettivi sia conseguibile per il semplice effetto del calo demografico”. Ci si affiderebbe al prosciugamento natale per far rientrare bimbi negli asili invece di affrontare la questione con investimenti robusti. “Se non esistono i servizi, le donne non saranno incentivate a cercare lavoro e a fare nuovi figli, oppure sposteranno nel tempo l’obiettivo riducendo le chance di averne altri”.

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