Negli ultimi anni, sulla scorta degli obiettivi nazionali ed europei in materia, l’offerta di asili nido e di servizi per la prima infanzia è in parte cresciuta nel nostro Paese. Nel 2013 erano 22,5 i posti a disposizione in queste strutture ogni 100 bambini con meno di 3 anni. In base ai dati recenti, sono arrivati a 25,5 ogni 100 minori. Una crescita lenta rispetto agli obiettivi nazionali ed europei del 2002 fissati come target per gli Stati Ue di raggiungere i 33 posti ogni 100 bambini, recepita nella normativa nazionale con il dlgs 65/2017 art 4. Questo obiettivo è molto meno noto rispetto ad altri parametri che dominano il dibattito pubblico. 



Sono tuttora 100.000 i posti che mancano a livello nazionale per raggiungere l’obiettivo europeo del 33%. E il parametro europeo, essendo calcolato su tutti i posti disponibili sul territorio nazionale (pubblici e privati, comprendendo sia nidi che i servizi integrativi) è sottostimato rispetto al bisogno effettivo. Infatti, vi è la necessità di un aumento di quasi 300mila posti per raggiungere una copertura pari ad almeno il 33% attraverso asili nido pubblici e per una serie di fattori il sistema di assistenza alla prima infanzia non è nelle condizioni di assolvere a queste funzioni sull’intero territorio nazionale. Abbiamo due spaccature nell’offerta di servizi prima infanzia: un Centro-Nord dove il servizio è più capillare e un Mezzogiorno dove è molto meno presente; nei maggiori centri urbani, il servizio è più diffuso (anche se soggetto a una pressione maggiore, data la maggiore ampiezza dell’utenza potenziale) e i comuni delle aree interne, dove la domanda debole e dispersa ha limitato lo sviluppo di una rete di servizi. 



Il diverso grado di sviluppo sul territorio del sistema di offerta dei servizi è un limite anche alle potenzialità perequative della misura del bonus asilo nido istituito con la legge n. 232/2016, confermato anche per il 2022, di sostegno alla natalità non inglobata dal nuovo assegno unico universaleLa quota di beneficiari sui bimbi di 0-2 anni varia dal 15,1% del Mezzogiorno al 29,5% del Centro Italia e le risorse erogate in rapporto ai bambini residenti sotto i 3 anni variano da un minimo i 106 euro annui al Mezzogiorno a un massimo di 247 euro al Centro. L’inserimento di un bambino in un asilo nido deriva da difficoltà economiche della famiglia: il bonus è un piccolo contributo che viene dato in base all’Isee da usare per pagare le rette degli asili nido (pubblici e privati autorizzati) o per l’assistenza domiciliare di bambini affetti da patologie croniche, erogato direttamente dall’Inps e non cumulabile con altre detrazioni. 



Nella fase che stiamo vivendo il ruolo degli asili nido e dei servizi prima infanzia è ancora più importante, assume contorni ancora più strategici soprattutto per l’occupazione femminile, con i divari più ampi di uomini e donne con figli: potenziare i servizi per la prima infanzia è una delle politiche pubbliche a disposizione per arginare tale tendenza e aumentare le opzioni a disposizione delle donne. Se in parallelo alla scuola dell’infanzia non viene potenziata l’offerta territoriale di nidi, anche gli incentivi economici rischiano di essere vanificati e le risorse europee non saranno servite per abbattere le distanze esistenti.

I comuni italiani non investono negli asili nido. Un miliardo e 475 milioni di euro è questo l’investimento complessivo che i comuni italiani hanno stanziato per i servizi rivolti alla prima infanzia nel 2016, ma il 19,4% è rimborsato attraverso le rette pagate dalle famiglie. Anche la gestione degli asili nido in Italia direttamente in capo ai comuni è diminuita negli ultimi anni, con la conseguente crescita degli appalti ad associazioni o enti privati. Nell’anno scolastico 2016/2017 agli asili nido a gestione comunale si sono iscritti 93.200 bambini, contro gli oltre 99.700 contati 4 anni prima: una perdita tutt’altro che trascurabile. 

Con il Pnrr sono stati stanziati 2,4 miliardi di euro per gli asili nido e 600 milioni per le scuole dell’infanzia. E sono stati gestiti con vari Bandi, tre avvisi (marzo-aprile-maggio) aperti alla partecipazione di tutti i comuni, riaprendo nel giro di pochi giorni i termini per la realizzazione degli asili nido con i fondi del Pnrr. In un primo momento il risultato ottenuto dal ministero dell’Istruzione era stato quello di un +76% di domande presentate dai Comuni. Un incremento che permette di raggiungere quota 2 miliardi di euro richiesti sui 2,4 disponibili. Ma ancora  sono 400 milioni di euro non richiesti, per i quali il ministero ha puntato su un nuovo bando.

L’obiettivo è utilizzare tutte le risorse del Pnrr Istruzione previste per il segmento educativo da 0 a 6 anni, e farlo garantendo la quota pari al 55,29% dei fondi a favore del Mezzogiorno, come da programma.

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