Asili, scuole e Università riapriranno ufficialmente a settembre ma in attesa della Fase 2 ci si domanda quali saranno i cambiamenti che saranno applicati in questi tre ambiti. A tal proposito Agi ha fatto luce su ciò che avverrà nei prossimi mesi partendo proprio da asilo nido e scuole d’infanzia. “Non abbiamo alcuna fretta di riaprire senza che vi siano garanzie per i bambini e sicurezza sanitaria per chi lavora”, spiega Cinzia D’Alessandro, presidente del Comitato Educhiamo. Sul piano dei dipendenti, si renderà necessario l’uso dei dispositivi anti contagio (le mascherine non saranno invece indossate dai bambini) nonché test sierologici, mentre su quello dei bambini sarà difficile limitare i contatti. Tuttavia si potranno adottare delle misure per limitare i rischi come “misurare la temperatura dei bambini al momento del loro ingresso al nido e durante la giornata”, e poi “eliminare dalle attività i materiali e i giochi che maggiormente vengono toccati, scambiati e portati alla bocca, oggetti che comunque andrebbero lavati due volte al giorno con prodotti sanificanti”. Il momento del pranzo è quello durante il quale c’è il rischio che vengano scambiate le posate. Per questo si sta pensando nella Fase 2 ad un maggior distanziamento, così come per le ore della nanna, disponendo i lettini ad almeno un metro di distanza l’uno dall’altro dal momento che “proprio mentre ci si riposa le difese immunitarie si abbassano”. Secondo la D’Alessandro però, ancor prima di pensare alle riaperture occorre fare luce su un altro aspetto: i bambini possono rappresentare un rischio di contagio per se stessi e per gli altri? A tal fine, ha aggiunto: “Dobbiamo evitare il contagio tra adulti e bambini, perciò ipotizziamo che i genitori non entrino nelle classi dei figli, ma che si fermino all’entrata delle strutture”.



FASE 2 NELLE SCUOLE: COSA CAMBIA, QUESTIONE SPAZI

Come sarà la Fase 2 nelle scuole? Da settembre torneranno in aula 8,5 milioni di studenti italiani. Il mondo della scuola pubblica attende indicazioni da parte della task force istituita dalla ministra Azzolina, mentre le paritarie sembrano guardare ai prossimi mesi con maggiore ottimismo, come spiegato da Francesco Ciccimarra, presidente dell’Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica (Agidae): “Per noi non vedo grandi difficoltà, abbiamo spazi in abbondanza”, dice all’Agi. Gli studenti delle paritarie in Italia sono circa 866 mila. Ogni scuola deve fare certamente il punto sulla didattica da adottare: “Per il primo giorno di scuola, in ogni caso, ci adegueremo sicuramente alle disposizioni del governo”, dice Ciccimarra che si è detto pronto ad indossare le mascherine se richiesto. Sugli ambienti non sembrano esserci grossi problemi: “Alcuni dei nostri istituti hanno ambienti talmente grandi da poter ospitare il triplo dei ragazzi che effettivamente frequentano la scuola”. Nessun problema, a suo dire, neppure sul fronte Maturità sul quale la ministra Azzolina ha fatto maggiore chiarezza nelle passate ore. Infine, sulla didattica a distanza ha commentato: “Va bene fare la didattica parzialmente a casa, ma a scuola bisogna tornare”. Il pensiero va anche ai genitori degli alunni, quindi, a suo dire, “non c’è bisogno di ridurre gli orari anzi: a scuola i ragazzi stanno meglio che a casa, più tempo stanno e più sono contenti”.



UNIVERSITÀ: DIDATTICA ED INCOGNITA ESAMI

La Fase 2 riguarderà infine anche le Università: proseguiranno l’insegnamento a distanza e gli esami online. A parlarne all’Agi è stato il Direttore Generale della Luiss Guido Carli di Roma, Giovanni Lo Storto: “Più che per la fase 2 dell’emergenza ci stiamo organizzando per fase N, dove N sta per nuova”, dice. Il ritorno nelle aula avverrà assicurando sempre il distanziamento sociale ma continuando a sperimentare l’e-learning. “Per settembre stiamo impostando un sistema di formazione dei nostri studenti che terrà conto della possibilità di svolgerne una parte in distance learning, con l’obiettivo di valorizzare quella in presenza”, ha spiegato Lo Storto parlando della Luiss. “Il nostro obiettivo è quello di puntare alla massima valorizzazione del lavoro in aula e alla digitalizzazione di quello che può essere svolto a distanza”, ha precisato, compiendo quindi un passo in più rispetto a quanto sperimentato durante il lockdown. Il tema degli spazi non deve essere ignorato e deve anzi “coniugarsi con le esigenze di sicurezza dei nostri studenti”. Al momento non è ancora chiaro il modo in cui si svolgerà la didattica: “trasformeremo l’esigenza di tenere a distanza di sicurezza gli studenti nella opportunità di un nuovo approccio alla didattica. Questa è la nostra sfida”, ha rivelato. E si sta ridisegnando anche il momento dell’esame per non perdere il valore del confronto tra docente e studente.

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