Non sembra aver fine la vicenda dello sgombero del Centro sociale anarchico “L’Asilo” di Torino: questa mattina è stato arrestato un altro sospettato di aver partecipato ad azioni eversive e veri e propri attentati “bombaroli” in mezza Italia. Si chiama Giuseppe Sciacca ed è stato arrestato dei reparti della Digos di Torino a Verona con un provvedimento figlio dell’operazione “Scintilla” dello scorso febbraio quando il centro sociale occupato venne sgomberato e 6 individui vennero poi arrestati per lanci di bombe, lesioni, violenze a seguito delle proteste che conseguirono la “liberazione” dell’Asilo di Torino. Secondo quanto riportato da Repubblica Torino, Sciacca era considerato il “bombarolo” degli anarchici per aver spedito in pochi anni ben 21 pacchi bomba in sedi disparate lungo mezza Italia; «15 con plichi esplosivi inviati a società impegnate nel supporto alla gestione dei centri per il rimpatrio e 6 con ordigni posizionati davanti a bancomat delle Poste a Torino, Bologna e Genova», riporta la Digos in merito alle potenziali bombe prodotte e confezionate da uno degli elementi di spicco dell’anarco-insurrezionalismo italiano. Come riporta l’Ansa, Sciacca è stato arrestato nel suo appartamento a Cerro Veronese dove sono stati ritrovati appesi ai muri striscioni con scritto “Fuoco alle galere” e “Accomunati da cattive passioni contro la repressione, ai ferri corti con l’esistente”.



CHI È GIUSEPPE SCIACCA, L’ULTIMO ARRESTATO DOPO LO SGOMBERO DELL’ASILO DI TORINO

40enne anarchico di lungo corso, Giuseppe Sciacca è l’ultimo tassello della vasta operazione che Comune di Torino e Ministero degli Interni (a guida Salvini) misero in atto diversi mesi fa arrivando a sgomberare definitivamente il centro sociale occupato da anni dell’Asilo. Per quei fatti, tanto Salvini quanto soprattutto il sindaco Chiara Appendino ricevette alcuni plichi esplosivi direttamente alla sede del Comune. Sciacca, spiegano gli investigatori, era a Torino quando era stato recapitato il pacco bomba alla sindaca M5s, il 1° aprile scorso, non solo, era anche stato bloccato e denunciato il 30 marzo scorso perché tra i gruppi di violenti che manifestavano contro lo sgombero dell’ex Asilo torinese. Non solo, per il “bombarolo” di Catania trasferito però a Torino da anni, le accuse vertono anche su un pacco bomba spedito a Ladisa Ristorazioni l’8 marzo 2016, all’indirizzo della sede della società Igeam a Roma (la fornitrice del Cpr, Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Torino, ndr). La Digos gli attribuisce un ruolo centrale di «esperto confezionatore delle bombe», realizzate tutte allo stesso modo: a tradirlo, spiega Rep, «sono state tracce di sudore da cui la polizia scientifica è riuscita a risalire al suo dna: erano sul fianco di una batteria a 9 volt, il plico sarebbe esploso con l’apertura della busta».

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