Mario Draghi potrebbe essere la salvezza dell’Italia. Parola di Natalia Aspesi, «una citrulla ex comunista». Le parole sono sue, rilasciate nell’intervista a La Verità, a cui non risparmia critiche. «Il vostro giornale a dispetto della testata scrive solo bugie», tuona l’editorialista 92enne di Repubblica. Dunque, promuove il premier, che apprezza anche perché parla quanto basta, «come la Merkel». Ma lo apprezza anche perché «sconvolgendo tutti, pur essendo considerato di destra, faccia politiche di sinistra». A proposito del comunismo, spiega che non esiste più, neppure in Cina e a Cuba. Guai, però, a dirle che ha fatto anche danni. «Da noi no. Dobbiamo distinguere tra tirannia e comunismo». Nel caso dell’Italia, «grazie a Dio ci ha portato lo Statuto dei lavoratori». Neppure in Russia c’è il comunismo. «I russi se non sono mafiosi stanno male».



La decana di Repubblica, sempre politicamente scorretta, è finita nel mirino delle femministe. E proprio non se lo aspettava. «Sono più femminista di loro». Natalia Aspesi ha ricordato che la sua generazione ha combattuto «battaglie autentiche», come patria potestà, divorzio e aborto. «E, con l’aiuto del Parlamento perciò anche degli uomini, le abbiamo vinte».



NATALIA ASPESI TRA FEMMINISTE E MINORANZE

Le battaglie delle femministe, dunque, vanno portate avanti con gli uomini. «Vedo che si perdono sull’essere fluidi o binari, cose così». Nell’intervista a La Verità ha commentato anche le critiche per il suo commento sul caso Saman Abbas. La giornalista, infatti, ritiene che sia colpa anche dell’intransigenza islamica. «La parola corretta non è colpa, ma responsabilità. So che in Pakistan il matrimonio forzato è reato. Perciò penso che questo delitto non sia dettato dalla religione ma da un clan». Inoltre, ha ricordato che questo è il primo caso in Italia, invece nelle famiglie italiane «ammazzare le donne è normale». Le femministe però rimproverano a Natalia Aspesi anche il fatto di aver scritto che pure le mamme a volte uccidono. Ma sta di fatto che per lei ci sono battaglie ben più importanti da combattere. «È sbagliato limitarsi a protestare perché un uomo ci ha detto: “Stai zitta”. Basta replicare: “Stai zitto tu”. Non c’è più questa disparità». Quando le è stato chiesto perché scrivere padre e madre possa essere discriminatorio, ha risposto: «Sono sottigliezze inutili. Conta che ci siano buoni genitori. Se uno adotta un bambino è genitore di uno che non ha fatto lui. Se conta l’amore un bambino può essere cresciuto da tre zie o quattro fratelli».



Riguardo le minoranze e il rischio che diventino troppo intransigenti: «Basta non ascoltarle. Io sono molto insultata nei social, ma me ne frego e continuo a scrivere quello che voglio, nei limiti della legge». Invece su Enrico Letta dice di non adorarlo, ma riconosce che il segretario del Pd sia una brava persona. «Ma sono stanca delle brave persone. Preferisco persone che incidano, anche se oggi la politica non conta nulla. Contano solo Amazon e queste cose qui». Anche per questo è inutile definirsi di destra o sinistra. Per questi utili Natalia Aspesi è netta: «La sinistra non c’è più. È stato un bel sogno, il sogno di aiutare la gente, di essere insieme, un po’ come il cristianesimo. Era una forma laica di religione». Oggi invece è cambiato tutto: «Siamo sotterrati dalla finanza e dal consumismo».