Un sondaggio sull’aspettativa di vita e sulla morte, effettuato in occasione della mostra all’Humboldt Forum di Berlino dedicata proprio a questi temi, ha svelato quali sono le opinioni comuni delle persone nei confronti del progresso tecnologico e della scienza come arma di ringiovanimento ed eventualmente immortalità. In realtà su 30mila visitatori ai quali è stata fatta la domanda, l’80% degli intervistati ha risposto che non vorrebbe mai diventare immortale, neanche se ci fosse una reale possibilità. Inoltre il 72% ha dichiarato di non credere assolutamente che l’industria biotech, nonostante gli investimenti, possa un giorno arrivare a superare la natura e a sconfiggere la morte.
Tutto ciò nonostante il periodo di grade fiducia nei confronti della scienza, che ha portato ad una ideologia comune della possibilità di raggiungere risultati sempre più sorprendenti che possono combattere le malattie e bloccare l’invecchiamento. La maggioranza sarebbe quindi convinta di non voler vivere per sempre, ed anche il consenso sulla donazione organi e sull’eutanasia è stato alto e cioè rispettivamente del 80% e del 69%.
Sondaggio sull’aspettativa di vita: “52% delle persone crede che ci sia qualcosa dopo la morte”
Nonostante l’aspettativa di via sia notevolmente aumentata in media, secondo le ultime stime arrivando a 80 anni, mentre negli anni 60 era solo di 51. Ma questo è valido solo nelle zone più ricche, quindi al Nord del mondo, dove la maggioranza delle persone ha dichiarato di non volere l’immortalità. Tuttavia, c’è molta speranza per il progresso scientifico soprattutto per la lotta alle malattie e all’invecchiamento. Nel sondaggio fatto in Germania inoltre c’è una significativa percentuale di persone, il 52% che ha risposto di credere in qualcosa dopo la morte.
Anche se allo stesso tempo il 72% ha affermato di non pensare che dopo la fine della vita ci possa essere una conseguenza o un “giudizio divino”, come una ricompensa o punizione per le azioni compiute. I dati però dimostrano anche una certa discrepanza rispetto ai paesi meno avanzati il che dimostrerebbe che i più poveri vivono meno a lungo. Le aspettative infatti, non sono le stesse in tutto il mondo. Nei paesi recentemente colpiti dai conflitti, ad esempio in Siria e Ruanda, l’età media è diminuita significativamente di 10 e 14 anni.