L’aspettativa di vita nel mondo è aumentata in media di 6,2 anni dal 1990 a oggi. A rivelarlo è stata una ricerca coordinata dall’Institute for Health Metrics and Evaluation e pubblicata da The Lancet, che ha analizzato le stime aggiornate del Global Burden of Disease Study (GBD) 2021. I motivi sono da ricondurre alla diminuzione della mortalità di determinate patologie, ritenute più o meno gravi nei diversi Paesi. È il caso, in particolare, della diarrea, delle infezioni delle basse vie respiratorie, dell’ictus e della cardiopatia ischemica. 



Le cause di morte in questi oltre trent’anni sono cambiate di molto. Soprattutto con l’avvento della pandemia di Covid, che ha provocato un enorme numero di decessi in tutto il mondo. Il virus in particolare ha colpito molto duramente territori come America Latina, Caraibi e Africa sub sahariana, dove i vaccini non sono arrivati oppure sono stati somministrati in modo piuttosto ridotto. Altre patologie che portano al decesso, come l’ictus, sono rimaste invece piuttosto costanti e rappresentano ancora un grave problema per la popolazione globale.



Quali sono i Paesi in cui l’aspettativa di vita è aumentata di più e di meno?

Lo studio rivela anche quali sono i Paesi nel mondo in cui l’aspettativa di vita è aumentata di più dal 1990 a oggi e quali invece in cui è aumentata di meno. Il record in termini positivi spetta alle aree comprese nel Sud-Est asiatico, Asia centrale ed Oceania, dove il dato, nell’ultimo trentennio, è salito di ben 8,3 anni. È ben diversa la situazione in America Latina, Caraibi e Africa sub sahariana, dove invece l’innalzamento è di solo 1,1 anni. In questi luoghi si muore ancora per diverse malattie enteriche, incluse diarrea e tifo.



Sebbene la medicina abbia fatto in generale molti progressi, dunque, le differenze territoriali non mancano. La strada da compiere è quindi ancora molta. La speranza però è viva.