Luca Ricolfi, sulle colonne de “Il Messaggero”, torna a parlare di Coronavirus e punta il dito sulla necessità di regolamentare al meglio le scuole e i trasporti. Il noto sociologo originario di Torino ha innanzitutto sottolineato la gravità della situazione attuale connessa alla pandemia: “Fra le società avanzate, l’Italia continua a primeggiare sia in termini di nuovi casi sia in termini di decessi – ha scritto nel suo intervento –. Quel che è più grave, però, è il trend: in Italia, come in molti altri Paesi avanzati, dopo un periodo di rallentamento dell’epidemia (gennaio-febbraio), è partita una nuova, terza ondata, dopo quelle di marzo-aprile e ottobre-novembre dell’anno scorso”.



Lo studioso, a questo punto, si è domandato perché, ancora una volta, siamo stati colti di sorpresa dalla recrudescenza del virus, sottolineando come la spiegazione prevalente, su cui convergono mass media, autorità sanitarie e politici di ogni schieramento, punti il dito sui ritardi della campagna vaccinale. “Questa spiegazione è fasulla, per almeno due motivi – ha proseguito -. Primo, perché l’inversione delle curve epidemiche è avvenuta a gennaio, ben prima del decollo delle campagne vaccinali. Secondo, perché ci sono almeno quattro Stati importanti (Portogallo, Irlanda, Canada, Sudafrica) in cui la campagna vaccinale arranca almeno quanto in Italia, ma l’epidemia è in ritirata spettacolare fin da gennaio”.



RICOLFI: “NON ABBIAMO FATTO ABBASTANZA PER ARGINARE IL VIRUS. ORA SI INTERVENGA SU SCUOLE E TRASPORTI”

Ancora su “Il Messaggero”, Luca Ricolfi sottolinea come vi sia anche un’ulteriore spiegazione sbandierata da più parti di fronte alle ragioni di quest’ennesima ondata pandemica: la diffusione delle varianti, in particolare quella inglese. “Di nuovo, è una spiegazione incompatibile con i dati – ha asserito il sociologo –. La variante inglese si è diffusa innanzitutto nel Regno Unito e in Irlanda, ma entrambi i Paesi sono riusciti a far retrocedere rapidamente l’epidemia. Quanto alla variante sudafricana, essa non ha impedito al Sudafrica di invertire la curva fin dal 12 gennaio, senza alcun aiuto da parte delle vaccinazioni, che sono tuttora abbondantemente sotto l’1%”. A detta di Ricolfi, dunque, l’Italia deve recitare il suo mea culpa: “Spiace doverlo ammettere, ma è inevitabile concludere che quel che ci differenzia dalle nazioni che stanno efficacemente contrastando l’epidemia non è né il ritardo della campagna vaccinale né la diffusione delle varianti, ma sono le nostre politiche e i nostri comportamenti”. In particolare, non abbiamo fatto e continuiamo a non fare le molte cose che potrebbero servire a contrastare il virus senza lockdown, dalla messa in sicurezza di scuole e trasporti pubblici alle politiche di sorveglianza attiva. Secondo, il nostro lockdown non è un vero lockdown. Nei mesi critici di gennaio e febbraio siamo rimasti a casa circa la metà del tempo dell’Irlanda”.



RICOLFI: “SI RISCHIA UNA NUOVA ONDATA IN AUTUNNO”

Ricolfi su “Il Messaggero” conclude tracciando quelli che potrebbero essere (ci auguriamo di no) gli scenari futuri, rimarcando con particolare vigore come la linea adottata dall’attuale Governo presieduto da Mario Draghi si traduca in un semplice “apriamo appena c’è abbastanza posto negli ospedali e nelle terapie intensive per accogliere i nuovi malati”. In virtù di questa considerazione, l’esperto ritiene che “questa linea, che già ci è costata almeno 40mila morti non necessari da dicembre a febbraio, ce ne costi ancora solo alcune migliaia in più nei prossimi mesi, perché un miracolo farà improvvisamente decollare la campagna vaccinale, abbassando drasticamente il numero di morti quotidiano, e perché nessuna nuova variante riuscirà a eludere i vaccini”. C’è però un’ipotesi ancora peggiore, ovvero quella che vede, al termine di una campagna vaccinale zoppicante e un’altra estate incauta, l’arrivo a settembre-ottobre di una quarta ondata, amplificata dal ritorno a scuola. “Poco si sta facendo sulle due misure chiave: garantire il distanziamento sui mezzi pubblici e mettere in sicurezza le aule. Eppure, se si vuole davvero riaprire definitivamente le scuole, sarebbero due mosse cruciali”.