Julian Assange ha rilasciato le prime dichiarazioni pubbliche dopo la liberazione, davanti all’Assemblea del Consiglio d’Europa. Una testimonianza nella quale il fondatore di Wikileaks ha voluto sottolineare la questione principale della libertà di espressione che attualmente sarebbe in serio pericolo, in particolare in Europa dove si deve agire subito per garantire il diritto di tutti alla pubblicazione della verità o si rischia di dover subire una censura delle informazioni. Come ha sostenuto Assange, accusando in particolare il governo di Washington: “Gli europei devono obbedire alla legge sullo spionaggio degli Stati Uniti“.



Aggiungendo: “La mia ingenuità è stata quella di credere nella legge. Ora io sono libero ma solo perchè ho scelto la libertà alla giustizia, e mi sono autodichiarato colpevole di giornalismo“. Questo per evidenziare anche le responsabilità degli Usa nella vicenda, non solo per avergli imposto anni di detenzione in isolamento, ma soprattutto per aver deliberatamente ostacolato e criminalizzato il diritto democratico alla libera informazione e al giornalismo, che definisce: “Il pilastro di una società libera ed informata“.



Julian Assange, la prima testimonianza al Consiglio d’Europa: “Sono libero solo perchè mi sono dichiarato colpevole di giornalismo”

La prima testimonianza di Julian Assange, tornato in libertà lo scorso giugno dopo una detenzione durata 14 anni  di cui gli ultimi trascorsi nella prigione Belmarsh del Regno Unito, è stata rilasciata al Consiglio d’Europa di Strasburgo. Nella relazione il 53enne, incriminato per vari capi d’accusa tra i quali l’aver violato le leggi sullo spionaggio e diffuso informazioni riservate attraverso l’organizzazione Wikileaks, ha voluto ribadire le accuse contro il giverno Usa, per aver criminalizzato il giornalismo e proibito la libertà di espressione. Dichiarando in particolare di essere stato ritenuto colpevole solo per aver cercato di divulgare notizie ricercandone le fonti. Per questo ha definito il sistema dell’intelligence statunitense, come uno strumento che può reinterpretare anche la costituzione nel caso qualcuno non si adatti alle “convenienze politiche” o a quanto stabilito dai “Poteri forti“.



L’avvertimento in particolare è stato rivolto alle Istituzioni Europee, per invitarle ad agire “Prima che sia troppo tardi”. Perchè come ha sottolineato nell’intervento: “Il mio caso ha aperto la porta alla persecuzione dei giornalisti da parte di un grande Stato, questo potrebbe presto avvenire di nuovo in Europa se non si agisce per tutelare il diritto a pubblicare la verità, che non deve rimanere un privilegio per pochi, ma garantito a tutti“.