Il no categorico all’appartenenza alla massoneria tra i cardini del M5s, eppure il suo leader “fa comunella”. Non è passato inosservato, infatti, l’incontro di ieri a Torino, agli Asili Notturni Umberto I – già storica istituzione torinese legata alla massoneria – tra Giuseppe Conte e Sergio Rosso, gran maestro onorario del Grande Oriente d’Italia e tra i fondatori della Federazione Italiana Solidarietà Massonica, di cui è presidente onorario.
Come riportato dai colleghi del Corriere della Sera, la visita di Conte a Rosso sembra aver celebrato una sorta di alleanza in difesa del reddito di cittadinanza, finito nel mirino del governo Meloni e difeso strenuamente dal mondo pentastellato. Un’intesa che sembra dimenticare cosa sia la Fism (Federazione Italiana Solidarietà Massonica): “Un’Associazione come la Fism può diventare un raro modello di solidarietà e testimoniare tangibilmente che i liberi muratori lavorano per rendere feconda la propria terra interiore”.
ASSE M5S-MASSONERIA PER IL RDC?
Nonostante le premesse, M5s e massoneria sono apparsi parecchio saldi, con diversi tratti in comune. In primis, naturalmente, la difesa del reddito di cittadinanza. Questa l’analisi di Rosso riportata dal Corriere: “Ad oggi sono circa il 20-25% i percettori di reddito che si rivolgono a noi per usufruire dei nostri servizi, che sono anche di natura sanitaria, per esempio l’odontoiatria. Senza questo strumento non potrebbero sopravvivere e noi non saremmo in grado con le nostre mense di far fronte a tutti i bisogni perché i numeri si moltiplicherebbero in misura esponenziale”. Il volto della massoneria ha evidenziato, inoltre, di aver toccato con mano le difficoltà economiche dei cittadini torinesi attraverso la struttura di Asili Notturni, che regala “una speranza e un sostegno irrinunciabile”: “Chi ogni giorno affronta e combatte la povertà in prima persona conferma che tagliare il Reddito di cittadinanza vuol dire abbandonare alla disperazione intere famiglie”. Eppure, come anticipato, il M5s ha sempre osteggiato la massoneria. Basti pensare al caso di Catiello Vitiello, ex deputato cacciato dal Movimento proprio per la sua appartenenza alla massoneria. Nell’articolo 3 comma h del “disciplinare” grillino, inoltre, è previsto l’obbligo per i candidati di non appartenere alla massoneria.