La crisi di Governo potrebbe portare alle dimissioni di Giuseppe Conte dopo il passaggio in Parlamento sulla relazione Bonafede (tema giustizia, ndr), qualora l’esecutivo non raggiungesse gli accordi necessari con diversi “responsabili”: a quel punto le strade potrebbero essere due, la formazione di un Conte-ter oppure assai più probabilmente il ritorno anticipato alle Elezioni Politiche. Oggi sul Messaggero Mario Ajello prova a tracciare l’identikit di chi – all’interno del Governo – sarebbe disposto a tutto pur di non andare al voto, “scaricando” quel Premier che pure al momento sembra ritenuto “insostituibile” da praticamente tutte le forze Pd, M5s e LeU.



Il momento della verità è dunque atteso questa settimana: se passa la relazione del Guardasigilli probabilmente il Governo “si salva” e si avvia il Conte-ter, altrimenti il “baratro” del voto potrebbe scatenarsi per diversi parlamentari e Ministri di maggioranza che “rischierebbero” la non elezione in Primavera. Nei 5 Stelle monta da tempo il sospetto, laddove non vi siano numeri convincenti in Senato, che il Premier a questo punto voglia andare al voto perché non ha alternative: per questo, spiega il Messaggero, «il voto è la tomba di M5S e la crescente antipatia grillina per Conte non è un fatto personale né politico ma proprio molto pratico e di sopravvivenza».



ASSE PD-M5S CONTRO VOTO ANTICIPATO: CHI ‘SCARICA’ CONTE

Il discorso non è molto lontano neanche per il Partito Democratico, che pure potrebbe avere meno “emorragie” di voti qualora dovesse “scaricare” Conte e gettarsi alle urne con un altro candidato Premier. Si profilano però diversi parlamentari che in queste ore avrebbero manifestato l’intento di “vie alternative” alle dimissioni di Conte, foss’anche un esecutivo di Unità Nazionale o un nuovo Governo Pd-M5s-LeU (e forse anche Renzi) senza più Conte a Palazzo Chigi. Per Ajello, la “pattuglia” vedrebbe una nutrita schiera: Delrio, Nannicini, Verducci, Lotti, Marcucci nel Pd sono intenzionati a non far prevalere la linea assoluta pro-Conte di Boccia, Bettini e Zingaretti: «con Conte per qualche giorno ancora, ma se i numeri in Senato non si trovano sarà il premier a dover ascoltare a noi e non noi a lui», questo sarebbe il mantra Dem riportato dal Messaggero. Anche Gori e Bonaccini, importanti democratici a livello locale, sono tutt’altro che concordi nel lasciare lo spazio a Conte “prescindendo da tutto il resto”. Sul M5s la fila sarebbe ancor più lunga: Vito Crimi, D’Incà, Patuanelli e Castelli non vorrebbero “morire” politicamente per Conte, così come Buffagni, Di Battista e forse lo stesso Di Maio.

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