Le guerre che ci circondano sempre più si configurano come l’eco di un unico e solo conflitto. La morte di Henry Kissinger evidenzia ancor di più, se possibile, la chiave strategica della sua visione geopolitica a partire dagli anni 70: allontanare con ogni mezzo Pechino da Mosca.

Oggi invece non solo il Cremlino ha sostanzialmente definito i termini di un partenariato con la Cina di Xi Jinping, ma ha incluso nel rapporto già solido con l’Iran degli ayatollah il gioco di sponda con i cinesi, arrivando a delineare la nascita di un inedito asse che si offre come leva sullo scenario internazionale per destabilizzare gli attuali equilibri di potere.



La guerra in Ucraina ha completamente rivoluzionato le relazioni tra Russia e Iran, una realtà evidenziata dall’utilizzo, da parte della Russia, di droni iraniani in Ucraina. I due Paesi hanno infatti unito le forze per contrastare sanzioni occidentali ed isolamento politico. Teheran continua ad espandere il proprio programma nucleare a livelli allarmanti, senza opposizione alcuna da parte di Mosca.



L’idea di un ordinamento mondiale post-occidentale, basato sullo spostamento del potere economico verso l’Asia, sta a indicare però soprattutto uno spostamento verso la Cina. In questa “svolta verso l’Oriente” la Cina svolge un ruolo chiave. Per due decenni si è impegnata a ridurre, almeno in parte, l’isolamento internazionale dell’Iran, divenendo così il suo partner commerciale più importante, soprattutto dopo l’introduzione delle sanzioni degli Usa contro Teheran.

Tutti e tre i Paesi – Cina, Iran e Russia – si sono allontanati dall’ordinamento mondiale di stampo occidentale e ora cercano di stabilire relazioni con l’“Oriente globale”. E questo li rende – se non dal punto di vista economico, almeno da quello politico, ideologico e geostrategico – partner importanti l’uno per l’altro e ipoteticamente un nuovo asse che sta riversando oggi la sua influenza anche nello scacchiere mediorientale ed euroafricano. Le armi non taceranno per molto tempo, in Medio oriente come in Ucraina, nel Sahel come nei Balcani, fino a quando un nuovo Kissinger non riaprirà la partita con Pechino, rimettendo al centro degli equilibri internazionali la relazione tra le due più importanti economie del mondo.



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