Il Reddito di cittadinanza ha terminato il suo accidentato percorso soprattutto per le varie incongruenze scoperte e per la difficoltà di incrociare le politiche attive per il lavoro con quelle di sostegno alla povertà. Dunque con il primo gennaio novità essenziali stanno per essere attivate sul piano organizzativo e concreto che interessano le istituzioni e i cittadini. Il Reddito di inclusione (Rei) è una misura di contrasto alla povertà dal carattere universale, condizionata alla valutazione della situazione economica e fa parte delle nuove misure di inclusione sociale e lavorativa, introdotte dal cosiddetto “Decreto lavoro 2023”. La campagna di informazione rivolta ai cittadini è partita il 12 dicembre scorso e riguarda la misura dell’Assegno di inclusione che dal primo gennaio 2024 entra in vigore superando il Reddito di cittadinanza.
L’Assegno di inclusione (Adi) sarà riconosciuto quale misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata al possesso di requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare (su base Isee) e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. Sparisce così il Rdc e l’importo dell’Assegno di inclusione è composto da un’integrazione del reddito familiare fino a euro 6.000 annui, ovvero euro 7.560 annui se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, moltiplicati per il corrispondente parametro della scala di equivalenza. E poiché quest’ultima è di non semplice comprensione e applicazione si suggerisce di rivolgersi o direttamente a Inps che ancora una volta diventa il gestore dello strumento e dovrà garantire a chi fa domanda in via telematica sul sito oppure a rivolgendosi a Caf e Patronati per avere risposte concrete e ottenere il sostegno.
Si ricorda che è in funzione il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) che è istituito, dal 1° settembre 2023, al fine di favorire l’attivazione nel mondo del lavoro delle persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni con un valore Isee non superiore ai 6.000 euro, privi dei requisiti per accedere all’Assegno di inclusione. Dal 1° gennaio 2024, la misura del Sfl è altresì, riconosciuta ai singoli componenti (di età compresa tra i 18 e i 59 anni) dei nuclei percettori di Adi che decidono di partecipare ai percorsi di inclusione sopra richiamati purché non siano calcolati nella scala di equivalenza applicata ai nuclei Aadi e non siano obbligati alle attività individuate nel progetto di inclusione sociale e lavorativa.
L’avvio di questa nuova fase di sostegno è indubbiamente complicata e suggerisco di partecipare via web a un duplice seminario informativo di Anci in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, due incontri rivolti al mondo dei Comuni per illustrare le novità riguardanti le nuove misure di inclusione sociale e lavorativa. Sono in programma il 19 e 20 dicembre dalle ore 14.30 alle ore 16.30. I due incontri sono indirizzati principalmente ai Comuni, ma aperti alla partecipazione di altri attori, coinvolti nell’attuazione delle nuove misure di inclusione sociale e lavorativa. I webinar riguarderanno non solo le previsioni del Dl Lavoro ma anche i decreti attuativi, con particolare riguardo a quelli relativi all’Assegno di inclusione. Il richiedente, oltre a presentare la domanda, dovrà sottoscrivere un Patto di attivazione digitale (Pad), all’interno del Siils (Sistema informativo per liInclusione sociale e lavorativa), al quale si accede online, direttamente dal portale Inps, dopo aver presentato domanda per l’Adi.
Per agire bisogna capire come e in tempo utile augurandoci il funzionamento virtuoso del sistema.
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