Il numero di domande per l’assegno di inclusione continuano ad aumentare: ora sono oltre 563 mila quelle presentate dal 18 dicembre 2023 a oggi. Di queste, come riportato da Il Mattino, l’88% arrivano da ex percettori del reddito di cittadinanza. I dati sono simili a quest’ultimo sussidio anche per quel che concerne la suddivisione geografica. Quasi la metà dei nuclei proviene da due regioni: Campania (26,7%) e Sicilia (21,8%). Dietro ci sono la Puglia con il 9,6%, il Lazio con l’8,1%, la Calabria con il 7,7% e la Lombardia con il 6,2%.



I primi pagamenti saranno avviati il prossimo 26 gennaio, ma riguarderanno esclusivamente coloro che hanno presentato le domande dal 18 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 insieme al Patto di attivazione digitale (Pad) e che hanno superato i controlli. Dal prossimo 15 febbraio, invece, il sussidio arriverà a coloro che hanno presentato domanda dall’8 gennaio 2024 al 31 gennaio 2024. Infine, dal 15 marzo in poi, toccherà a coloro che l’hanno presentata nel mese di febbraio. La platea potenziale potrebbe raggiungere in quel momento i 737 mila nuclei. In media l’Inps erogherà 635 euro a famiglia.



Assegno di inclusione, oltre 563 mila domande: 88% da ex percettori del Rdc, come funziona

L’attesa adesso è grande per capire come l’assegno di inclusione provvederà al sostegno delle famiglie in difficoltà e, soprattutto, come sostituirà il reddito di cittadinanza. “Le nuove misure di contrasto alla povertà sono oggetto di attacco, con una lettura spesso forzata dei dati. Una valutazione seria richiede tempo: se ogni singolo caso viene strumentalizzato si crea confusione e disorientamento”, ha commentato come riportato da Ansa la commissaria straordinaria dell’Inps, Micaela Gelera.



Ad affiancare il sussidio in questione, tra l’altro, c’è anche il Supporto formazione e lavoro. “Sono diverse le finalità delle misure e diverse le platee. Soprattutto è diverso l’approccio: oggi è stato messo al centro il tentativo di costruire una prospettiva di inclusione sociale e lavorativa per i singoli e le famiglie coinvolte; un percorso più lungo, più solido che prevede i giusti controlli. Chi può lavorare ha diritto di essere accompagnato verso un percorso di attivazione. Non ci sfugge che serve comunque un giusto equilibrio”, ha concluso.