Passato alla Camera all’unanimità, già incardinato al Senato e inserito nella proposta di Legge di bilancio 2021, il provvedimento sull’assegno unico per i figli si avvicina al traguardo, visto che lo stesso governo, per bocca del ministro Roberto Gualtieri, ha annunciato che sarà operativo dal 1° luglio 2021. Ma l’iter resta lungo, perché è un disegno di legge delega che necessiterà di molti decreti attuativi. Sul suo funzionamento circolano molte voci: secondo le prime simulazioni, gli importi degli assegni – il budget complessivo previsto per il prossimo anno sarà di 3 miliardi, che saliranno nel 2022 a 6 – dovrebbero oscillare tra i 50 euro e i 250 euro circa al mese per ogni figlio a carico e con un’età inferiore ai 21 anni, a partire dal settimo mese di gravidanza (previste maggiorazioni per il terzo figlio e per i figli disabili). Non solo: la misura dovrebbe essere estesa anche ad autonomi e incapienti. Queste indiscrezioni, però, secondo Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, non trovano ancora riscontro, sono oggetto di valutazioni e discussioni, ma resta il fatto che “l’assegno unico è un successo politico. E’ un’opportunità che non va sprecata e va sfruttata al meglio. Nell’attuazione va messo lo stesso amore e la stessa passione con cui è stata finora raccontata nei titoli dei giornali, deve essere un capolavoro che incida davvero sulla vita delle famiglie. Noi su questo vigileremo e romperemo le scatole fino alla fine, anche sui conteggi”.



L’assegno unico s’avvicina al traguardo? E’ un successo per le famiglie?

Sì. E’ un successo quando tutte le famiglie italiane avranno questo assegno e quando nessuno perderà nulla.

Come funzionerà?

Non si sa nulla e tutti i numeri che stanno uscendo non trovano riscontro. L’unica buona certezza, il risultato politico positivo è che l’assegno unico diventa, quando sarà votata la Legge di bilancio, una misura strutturale del nostro paese. Tutto il resto è ancora da verificare. Di sicuro il Forum continuerà, come ha fatto in questi due anni, a monitorare la situazione.



Il governo intende impegnare 3 miliardi nel 2021, che poi raddoppieranno a 6 nel 2022, quando la misura sarà pienamente a regime. Risorse sufficienti?

Dobbiamo verificare tutto con le simulazioni, non si può giocare con i numeri, parlando di un tanto al chilo. In base ai nostri conti, che andranno verificati come quelli operati dal governo, ma sulla bontà dei quali siamo assolutamente sereni, servirebbe qualcosa in più.

Voi, infatti, chiedete 10 miliardi, giusto?

Premesso che sempre meglio 6 miliardi rispetto al nulla, quella dei 10 miliardi a regime è la cifra di cui parla anche l’Ufficio parlamentare di bilancio. E’ comunque innegabile che, davanti alle pressioni per rinviare l’assegno unico abbinandolo alla riforma fiscale, è già un successo averlo portato a casa già nel 2021.



Ma c’è ancora spazio per incrementare il budget?

Noi spingeremo per far sì che siano messi a disposizione più di 6 miliardi. Oppure, si inizierà con una parte di beneficiari per poi cercare di mettere tutte le risorse necessarie dal 2022. Non è detto che se la misura parte in un modo sia poi destinata a rimanere tale per sempre.

Per beneficiare dell’assegno unico conterà anche il coefficiente Isee. Sopra una certa soglia, le famiglie non godranno di alcuna detrazione?

Anche la ministra per la Famiglia, Elena Bonetti, ha ribadito che “l’assegno unico universale arriverà a tutte le famiglie italiane per ogni figlio a carico, una parte la riceveranno tutti e l’altra in base al reddito, stiamo valutando di utilizzare l’Isee”, con l’obiettivo di aiutare soprattutto il ceto medio. Probabilmente ci saranno degli scaglioni, ma tutti prenderanno qualcosa, anche chi ha redditi alti, fosse simbolicamente un solo euro in più.

Non dovesse accadere, si parlava comunque di clausole di salvaguardia per i nuclei familiari che magari, solo perché “sporgono” di poco dai coefficienti Isee, vengono esclusi dal beneficio: sono ancora previste?

Politicamente sono ancora previste, tecnicamente non sono previste, ma ci saranno.

Cosa significa?

Politicamente sono tutti d’accordo che nessuno deve perderci un euro, come abbiamo sostenuto fin dall’inizio, tecnicamente vediamo come si tradurrà questo impegno.

Trasformare l’assegno unico in un contributo a pioggia non rischia di indebolirne l’effetto?

La riorganizzazione di misure già esistenti richiede che siano messe in campo più risorse. Intanto c’è un riconoscimento culturale enorme del figlio inteso come bene comune, visto che l’assegno viene corrisposto a partire dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni. Ma vorrei sottolineare un punto importante.

Prego.

Il bene comune non è la somma degli interessi particolari. L’assegno unico ha il grande vantaggio di mettere l’Italia sulla scia degli altri paesi, dove ci sono assegni lineari per ogni figlio e non vengono considerati coefficienti Isee, che è un’anomalia solo italiana. In secondo luogo, si afferma l’idea che si investe sui figli, andando ad allargare la platea dei beneficiari, in particolare le famiglie giovani.

L’obiettivo?

L’assegno unico è un investimento sui loro figli quando faranno figli. E l’obiettivo è che questo investimento possa tutelare meglio la sostenibilità del nostro sistema di welfare e del nostro sistema previdenziale.

Essendo una legge delega, che quindi ha un iter lungo e articolato, non temete ritardi, intoppi, rallentamenti?

Non siamo nella stanza dei bottoni, ma noi vigileremo, saremo martellanti e romperemo le scatole fino alla fine. E qualora non si dovesse arrivare all’assegno unico, la figuraccia sarebbe colossale. A chi conviene prendere in giro le famiglie?

(Marco Biscella)