Fino a 240 euro mensili di assegno unico per ogni figlio minorenne a carico. È solo una parte di quanto prevede la proposta di legge approvata dalla Camera dei deputati il 21 luglio 2020, con 452 voti favorevoli, un astenuto e zero contrari nella votazione finale, e che è titolata “Delega al governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e la dote unica per i servizi”. Oltre all’assegno unico, la proposta di legge, approvata per iniziativa di 73 deputati tra i quali Graziano Delrio e Maurizio Lupi, introduce anche la dote unica per i servizi a favore dei figli a carico, dell’ammontare fino a un massimo di 400 euro mensili, per ogni figlio fino a tre anni di età.
Ora il testo è all’esame del Senato, ma l’unanimità raggiunta alla Camera sembra deporre a favore dell’esito positivo finale, nonché dei tempi di approvazione. Poi toccherà al Governo rispettare i principi, i criteri previsti dalla legge delega, nonché il termine di sei mesi dall’entrata in vigore della stessa norma per presentare alle Camere gli schemi dei decreti legislativi attuativi, ai fini dell’espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti. In tal senso, si può affermare che la Camera dei deputati ha ipotizzato già il 2021 come anno d’avvio del nuovo sistema “per sostenere le famiglie e l’occupazione, a partire da quella femminile”.
Ma, prima di fornire maggiori dettagli sulle forme di sostegno previste per i figli a carico, vale la pena di citare qualche passaggio della stessa relazione introduttiva al testo approvato alla Camera, che richiama dati forniti dall’Istat e temi più volte presentati dal suo attuale Presidente, il professor Gian Carlo Blangiardo.
Infatti, la relazione pone in evidenza come “la disciplina vigente in materia si presenta assai frammentata e … la sua applicazione genera disparità di trattamento difficilmente giustificabili”, non riconoscendo, ad esempio, “le detrazioni fiscali a chi ha redditi bassi o nulli, mentre si concedono gli assegni familiari solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, escludendo i disoccupati e quasi tutte le altre forme di lavoro che interessano una porzione consistente e crescente degli occupati. È evidente, pertanto, la necessità di intervenire per affermare il principio dell’universalità dei benefici in materia”.
La relazione poi non manca di fare riferimento alla “esiguità delle risorse riconosciute attualmente a chi ne beneficia. Gli importi sono di gran lunga inferiori a quelli mediamente riconosciuti in Europa, per cui l’Italia è tra le nazioni che meno investe in politiche per la natalità. Queste distorsioni hanno certamente contribuito a determinare in Italia, negli ultimi 20 anni, un drastico abbassamento del tasso di natalità, che risulta tra i più bassi in Europa e nel mondo”. E, in materia di declino demografico, prosegue citando i dati Istat relativi al 2017, con la nascita di solo “464 mila bambini, oltre 9 mila in meno rispetto al 2016, il valore più basso mai registrato in Italia”, mentre “dal 2008 al 2017 il numero di nascite è diminuito di oltre 100 mila unità”, identificando, tra le molteplici ragioni “l’incidenza della povertà”, che “aumenta all’aumentare dei figli”, “ma certamente ha inciso anche l’assenza o l’esiguità delle risorse destinate a sostenere le famiglie con figli a carico. In altri Paesi europei le politiche di sostegno per i figli a carico sono semplici, ma anche più consistenti. Nella gran parte dei Paesi dell’Unione europea gli assegni per i figli sono universali, non dipendono dalla condizione professionale e non si perdono in caso di disoccupazione. In Italia, invece, la situazione normativa è paradossale”, con norme stratificate, spesso non note agli aventi diritto, di non semplice applicazione, l’assegno si perde alla scadenza del trattamento di disoccupazione, per le famiglie povere il sussidio specifico parte solo dal terzo figlio. E, paradossalmente, “i nuclei familiari più poveri e fragili sono anche quelli meno aiutati nella copertura dei costi per il mantenimento dei figli”.
In considerazione dell’inverno demografico che l’Italia conosce ormai da alcuni decenni e che quest’anno toccherà il valore forse più estremo, si potrebbe commentare con un antico adagio i contenuti della citata relazione: meglio tardi che mai.
Gli incrementi delle dotazioni finanziarie. L’articolo 1 del testo approvato alla Camera stabilisce i principi, i criteri ai quali dovrà attenersi il Governo e prevede, in aggiunta agli stanziamenti esistenti a favore dei figli a carico, nuove risorse, da reperire attraverso l’individuazione di risparmi di spesa pubblica, di 3,2 miliardi per il primo anno di applicazione, da raddoppiare nel secondo anno, per giungere a 9,6 miliardi a decorrere dal terzo anno in poi.
Le misure di sostegno previste dalla norma approvata alla Camera. Come sinteticamente anticipato, due sono le misure di sostegno contemplate dai deputati: la costituzione dell’assegno unico per i figli a carico e l’introduzione della dote unica per i servizi a favore sempre dei figli a carico.
L’assegno unico per i figli a carico. Tocca all’articolo 2 della norma approvata alla Camera definire i principi e i criteri direttivi dei decreti legislativi applicativi che il Governo dovrà emanare entro 9 mesi dall’approvazione della legge delega, indicando in 240 euro l’importo massimo dell’assegno unico mensile per i figli minorenni a carico e 80 euro fino a 26 anni, in forma di detrazione fiscale o di erogazione mensile in denaro. In tema di estensioni del beneficio, la norma considera figlio a carico anche il nascituro dal settimo mese di gravidanza, mentre contempla la maggiorazione del sostegno in misura non inferiore al 40% per ciascun figlio con disabilità.
Sempre secondo l’articolo 2, il beneficio viene assegnato avendo come riferimento il genitore con il reddito più elevato e prevedendone la progressiva riduzione, fino all’azzeramento quando quel reddito superi i 100.000 euro annui lordi. Nel contempo, il testo approvato prevede l’integrale compensazione qualora il beneficio complessivo sia inferiore a quello già goduto; tradotto in altri termini, se l’applicazione della nuova norma dovesse comportare delle riduzioni per qualche famiglia, gli interessati possono ottenere il ripristino del precedente livello di sostegno.
Trattandosi di un ripensamento complessivo del sistema di sostegno oggi in vigore, l’assegno unico comporterà l’eliminazione delle vigenti detrazioni fiscali per minori a carico, dell’assegno per il nucleo familiare, dell’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, la soppressione del fondo di sostegno alla natalità e del premio alla nascita, le cui risorse verranno impiegate nel nuovo sistema.
La dote unica per i servizi a favore dei figli a carico. L’articolo 3 del testo ora all’esame del Senato è dedicato all’istituzione della dote unica, per un massimo di 400 euro per dodici mensilità, per ogni figlio fino ai 3 anni di età, utilizzabile, mediante la carta degli acquisti, per il pagamento di servizi per l’infanzia, come asili nido, micronidi, baby parking e personale direttamente incaricato. Tali benefici si applicheranno sulla base dell’indicatore della situazione economica equivalente, Isee, e, seppure in forma ridotta, saranno estesi ai figli dopo il compimento del terzo anno e sino al 14° anno d’età. Anche in questo caso, è contemplata la maggiorazione del sostegno in misura non inferiore al 40% per ciascun figlio con disabilità.
Esemplificazioni dell’eventuale attuazione dell’assegno unico. Oltre ai benefici in termini di servizi derivanti dalla dote unica, la riforma del sistema di sostegno dovrebbe dar luogo, nel caso di genitore con il reddito maggiore dell’ordine di 40.000 euro lordi, a contributi mensili di 480 euro per due figli minori a carico e di 720 euro per tre figli, mentre per ogni figlio minore disabile l’assegno unico ammonterebbe a 336 euro mensili.
Le reazioni delle associazioni familiari. Secondo Gianluigi De Palo, presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, che da diversi anni ha perseguito con determinazione il raggiungimento di questo risultato, da gennaio 2021 i genitori potrebbero beneficiare dei nuovi sostegni, l’assegno unico e la dote unica, con miglioramento della situazione economica delle famiglie con figli.