Le disposizioni finanziarie le troviamo, per ora, nel decreto legge dell’8 giugno n. 79 art. 8 Misure urgenti in materia di assegno temporaneo per figli minori: “Agli oneri derivanti dagli articoli 2 e 6, pari a 1.610 milioni di euro per l’anno 2021 e agli oneri derivanti dall’articolo 5 valutati in 1.390 milioni di euro per l’anno 2021, si provvede mediante corrispondente riduzione per 3.000 milioni di euro per l’anno 2021, dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 339, della legge 27 dicembre 2019, n. 160”. Parliamo dell’Assegno unico universale per i figli per il 2022 i cui requisiti sembrano già fissati (tranne cambiamenti), presentato ad aprile 2021 come evento straordinario, importante supporto alla genitorialità. A oggi, però, ancora il decreto legge definitivo non è stato emanato. Le notizie sono confuse, si alternano, ma vero è che sappiamo dai conti fatti con i dati a disposizione che la razionalizzazione dei sostegni alla famiglia con misure come il bonus da 800 euro importante per le spese in gravidanza e il bonus bebè lasciano un vuoto evidente poiché è probabile che alcune famiglie percepiranno un assegno minore dell’attuale.



Vista la complessità dell’operazione messa in atto, il Governo si è preso tempo (rinviando l’entrata in vigore dell’assegno unico per i figli da luglio 2021 a gennaio 2022) per aggiustare alcuni strumenti organizzativi in capo a Inps (molto oberato da funzioni da riorganizzare relative al Reddito di cittadinanza, alle politiche attive insieme ad Anpal, ai controlli sull’assegno di invalidità) e anche per calcolare il dovuto ai nuclei familiari che potrebbero subire svantaggi dalla riforma. I conti precisi potremo farli quando avremo nero su bianco il testo del decreto che comunque sarà operativo da marzo 2022, ma dai dati in nostro possesso, a “bocce ferme” e incrociando varie simulazioni, non è improbabile che ci saranno famiglie penalizzate.



Dipenderà sicuramente anche dall’individuazione dell’Isee di riferimento. Qualora il Governo dovesse decidere d’innalzarne la soglia entro cui si ha diritto al massimo dell’importo ovviamente i parametri si modificheranno. Abbiamo però buone ragioni per pensare che vedremo diminuzioni nel primo anno di vita del bambino, quando oggi una famiglia ha diritto agli 800 euro del premio nascita, al bonus bebè che va dagli 80 ai 160 euro (più maggiorazioni per i secondi figli) e agli assegni al nucleo familiare (nel caso dei lavoratori subordinati) ed è possibile che a essere particolarmente svantaggiate dal passaggio all’assegno unico universale siano le famiglie con basso reddito, proprio quelle che in realtà dovrebbero essere maggiormente aiutate.



Ricordiamo che fu la Legge di bilancio 2020 a istituire il “Fondo assegno universale e servizi alla famiglia”, indirizzato al riordino e alla razionalizzazione delle politiche di sostegno alle famiglie con figli. Nel Fondo, dal 2021, sono trasferite le risorse dedicate all’erogazione dell’assegno di natalità (c.d. bonus bebè) e del Bonus asilo nido, successivamente rifinanziato dalla Legge di bilancio 2021. A tali interventi si affianca il c.d. Family Act, di iniziativa governativa, che incide su materie diverse, quali: il sostegno all’occupazione femminile; la promozione della natalità, ecc. Sta di fatto che dai conti messi in fila emerge che gli stanziamenti finanziari necessari per la realizzazione dell’Assegno unico universale sono pari a 19 miliardi di euro l’anno. Saranno presumibilmente recuperati da nuove poste in bilancio, ma anche da risparmi di spesa: 5 miliardi dall’eliminazione degli assegni familiari, 370 milioni dall’eliminazione degli assegni alle famiglie numerose, erogati dai  Comuni, 400 dal riassorbimento anche del bonus bebé, 6 miliardi arrivano dal Fondo per la riforma fiscale istituito nella scorsa legge di bilancio, 6,3 miliardi saranno risparmiati dall’eliminazione delle detrazioni Irpef per i figli a carico,1 miliardo è già disponibile come residuo del Fondo per la famiglia della Legge di bilancio 2020.

Attendiamo fiduciosi.

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