ITALIA DEFERITA DALLA COMMISSIONE DAVANTI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE PER L’ASSEGNO UNICO UNIVERSALE: QUALI SONO LE CRITICHE
L’Italia da oggi 25 luglio 2024 è ufficialmente deferita davanti alla Corte di Giustizia Ue per decisione della Commissione Europea: il motivo è molto semplice, tramite la misura dell’Assegno unico universale per i figli a carico avrebbe discriminato alcuni lavoratori, specie quelli stranieri “mobili” di altri Paesi Ue in relazione alle prestazioni familiari.
L’Assegno unico familiare, perfezionato negli anni fino all’ultimo “restyling” sotto il Governo Meloni, viene accusato come strumento esistenziale di penalizzare i lavoratori che non risiedono in Italia per almeno due anni o i cui figli non risiedono in Italia in quanto dal 2022 non possono beneficiarne. Secondo la Commissione Ue si tratta di «una discriminazione» e di una «violazione del diritto Ue in materia di coordinamento della sicurezza sociale e di libera circolazione». Bruxelles in sostanza ritiene che l’Italia tramite l’Assenso unico universale per i figli a carico sia del tutto incomputabile con il diritto Ue per la discriminazione contro quella categoria di lavoratori regolari: in base al principio della parità di trattamento, i lavoratori stranieri ma operanti in Italia dovrebbero comunque beneficiare delle identiche prestazioni familiari concesse agli altri lavoratori.
NUOVA STANGATA DELLA COMMISSIONE UE CONTRO L’ITALIA (CON RITARDO SOSPETTO): ORA COSA SUCCEDE
Concessioni balneari, Stato di diritto e ora anche l’Assegno unico per le famiglie: la vecchia regola dei 3 indizi che fanno una prova (e si potrebbe aggiungerne anche un quarto con l’odierna procedura d’infrazione contro l’Italia per il riciclaggio dei rifiuti) è assolutamente confermata per le continue “tirate d’orecchi” che gli organismi europei stanno lanciando contro l’Italia non appena conclusesi le Europee e soprattutto le votazioni per la nuova Commissione Europea. Il rischio di essere tacciati per “complottisti euroscettici” è molto probabile ma la tempistica con qui stanno arrivando le varie “stoccate” da Bruxelles fanno pensare a qualcosa di non particolarmente “casuale”: con il Governo Meloni che ormai non “serve più” nei numeri per il Parlamento Ue, le stoccate contro l’Italia sono riprese dopo un “congelamento” sospetto avvenuto nei mesi a ridosso del voto europeo.
Resta il tema forte del deferimento (ovvero della denuncia formale) alla Corte di Giustizia Ue, ovvero la presunta discriminazione dell’Assegno unico universale familiare: nel febbraio 2023 la Commissione Ue aveva già mandato una lettera di costituzione in mora al nostro Paese, seguito da un parere motivato nel novembre dello stesso anno. La risposta dell’Italia però non è stata ritenuta sufficiente, con i rilievi della Commissione che non sarebbero stati soddisfatti: da qui si arriva al deferimento presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ora dovrà stabilire l’iter e il procedimento eventuale effettivo.
Quando lo scorso giugno veniva paventata la possibilità di una procedura d’infrazione Ue contro il nostro Paese per l’Assegno Unico 2024 la Premier Giorgia Meloni era scattata “minacciando” una risposta decisa del Governo: «La procedura di infrazione contro l’Italia sulla presunta dimensione discriminatoria dell’assegno unico è la dimostrazione del perché l’Europa va cambiata. Perché fa delle cose che sono oggettivamente surreali». Sempre la Presidente del Consiglio aveva spiegato come una effettiva procedura sull’Assegno significherebbe la messa in rinuncia, in quanto la platea si allargherebbe in maniera eccessiva: le Europee sono passate, così pure la “nuova” Commissione si è insediata e nulla sembra essere cambiato nelle considerazioni di Bruxelles contro l’Assegno Unico familiare. «il principio dell’esportazione delle prestazioni previsto dal regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come le prestazioni familiari», è l’ultima critica mossa in sede di deferimento.