Il Consiglio dei ministri ha varato il definitivo e attuativo decreto legislativo sull’Assegno unico familiare, al via dal 2022. Lo schema del provvedimento passa ora alle commissioni parlamentari competenti per il parere, poi sarà la volta della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prima della fine dell’anno. Il sussidio per le famiglie con figli fino a 21 anni di cui è possibile fare domanda dal 1° gennaio 2022, anche se le prime erogazioni sono previste da marzo, lo attendavamo da aprile quando fu annunciato come una “imminente riforma epocale”. Una falsa partenza in aprile con un assegno ponte avviato poi a luglio e con l’Inps in affanno per le domande arrivate.



C’è una discreta confusione vista la complessità della norma che deve sostituire, anzi migliorare, tutti quegli interventi che nel passato hanno fornito pro tempore o strutturalmente i sostegni alle famiglie. Cambierà molto in verità e ci auguriamo in meglio. L’analisi del provvedimento permette di avere ancora qualche incertezza perché se le prime domande si presenteranno a gennaio 2022 è evidente che è necessario immediatamente per tutte le famiglie dotarsi della rendicontazione del reddito e ovviamente della composizione del nucleo, poiché non saranno solo i numeri dei figli ma soprattutto una non chiara identificazione in caso di persone non autosufficienti, disabili medi, disabili gravissimi (di cui non vi sono riferimenti normativi adeguati) da identificare. Operazione del tutto nuova e non poco complessa, ma non tanto quanto quella relativa alla condizione economica che sarà la base per il conteggio degli assegni mensili da erogare.



Sappiamo infatti che l’importo dell’assegno varia a seconda dell’Isee e pertanto diventerà importante avere la propria certificazione al momento della presentazione della domanda. Sommariamente sono due gli importi chiave: sotto i 15 mila euro per avere il massimo dei benefici, oltre i 40 mila per avere comunque un minimo di sostegno che decrescerà per i figli dai 18 ai 21 anni. Le maggiorazioni, invece, scattano in base al numero dei figli già dal 7° mese di gravidanza e se presenti disabili (?) con un criterio anche legato a entrambi i genitori lavoratori e un’attenzione (seppur minima di 20 euro) per le madri giovani fino a 21 anni.



La questione organizzativa non compete solo a Inps naturalmente, ma ancora prima ai patronati sindacali, ai Caf, perché è evidente che il numero delle Isee complessive è destinato ad aumentare in maniera molto consistente. È presumibile stimare, secondo le stesse dichiarazioni della Ministra Bonetti per la quale saranno 7 milioni le famiglie che beneficeranno di questo nuovo assegno, che rispetto alle attuali vi sarà un aumento di parecchi milioni di Dichiarazioni sostitutive uniche e conseguente sostegno da parte statale dell’attuale copertura finanziaria prevista per il pagamento delle Isee e anche la consulenza relativa a tutta l’attività svolta.

I Centri di assistenza fiscale devono e vogliono assistere tutti i cittadini, gratuitamente, che avranno bisogno non solo di Isee per l’assegno unico, ma un potenziamento dello stesso servizio. Ma anche le famiglie devono essere aiutate a non sbagliare il percorso ancora molto complesso per accedere ai benefici. E ci auguriamo non siano poi, alla resa dei conti, in nome della razionalizzazione della spesa, ancora e sempre le più tartassate.

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