L’Assegno unico dalla sua introduzione nel 2021 e dalla sua modifica nel 2022 è diventato uno strumento fondamentale per tantissime famiglie che faticano, con i soli stipendi, ad arrivare a fine mese, rappresentando un assegno pari ad un massimo di 200 euro riconosciuto alla famiglia. Lo strumento, già nel 2021, prevedeva una casistica specifica per quanto riguarda i bambini in affido con la quale le famiglie affidatarie potevano richiedere il beneficio per il periodo dell’affidamento.



Tuttavia, qualcosa nel passaggio dell’Assegno unico universale del 2021 a quello del 2022 ha rotto, per così dire, il meccanismo per i bambini in affido. Sono, infatti, sempre di più le segnalazioni da parte di genitori affidatari che si vedono respinta la richiesta di accesso alla prestazione sociale a causa di problemi burocratici legati alla famiglia biologica del minore accolto all’interno della propria abitazione. Per i bambini in affido, infatti, risulta pressoché impossibile richiedere l’Assegno unico perché, in fase di presentazione della domanda, il sistema restituisce un errore legato, il più delle volte, ad una precedente richiesta del sussidio da parte della famiglia biologica o di un’altra famiglia affidataria.



Assegno unico: l’Inps interviene per i bambini in affido

Insomma, seppur i bambini in affido possano tecnicamente e praticamente essere destinatari dell’Assegno unico, la maggior parte dei genitori affidatari sta incappando in problemi burocratici. Il problema, hanno spiegato diversi genitori che hanno segnalato l’accaduto al quotidiano Avvenire, sembra essere legato al codice fiscale del bambino in questione, che risulta essere ancora associato alla famiglia biologica e legato, in molti casi, a domande già presentate a suo nome.

Sul caso dell’Assegno unito negato ai bambini in affido è già intervenuto anche il direttore centrale dell’Insp, che lo scorso 21 febbraio ha previsto nella domanda anche un’apposita casella riservata ai genitori affidatari, oltre a specificare che sarà necessario presentare anche il provvedimento di affido. La questione, tecnicamente, dovrebbe essere risolta, spiega Sauro Rossi (segretario nazionale confederale della Cisl) ad Avvenire, perché con la nuova proceduta “il bambino in affido dovrebbe fare nucleo a sé“, ricevendo in virtù del suo Isee estremamente basso il massimo importo dell’Assegno unico. La proceduta, però, sottolinea Rossi, “dovrà essere monitorata con attenzione”, perché nel caso il bambino sia affidato ad una famiglia che vive in una città diversa dalla sua residenza anagrafica, “per l’ente locale il minore è considerato non residente e dunque paga i servizi a tariffa piena“.