La scadenza era prevista al 30 settembre ed è stata procrastinata al 31 ottobre per la giusta insurrezione delle associazioni familiari che hanno fatto pressione al Governo e segnatamente alla ministra per la Famiglia Bonetti, per la presentazione delle domande all’Inps per l’assegno temporaneo per i figli minori con il diritto agli arretrati, che a oggi sono inferiori alla attese per lentezze burocratiche dell’Istituto e soprattutto per una mancanza quasi totale di informazioni corrette.
In buona sostanza le richieste arrivate sono meno di 500.000 ovvero poco più di un quarto della platea che ne avrebbe diritto. Per circa 260.000 domande sono stati già autorizzati i pagamenti, mentre per le altre ci sono controlli in corso per metterle in pagamento.
L’assegno temporaneo per i figli è una misura a sostegno della famiglia previsto dal decreto 79/2021 da luglio a dicembre per i nuclei senza lavoratori dipendenti e senza diritto agli assegni familiari (Anf), in attesa dell’Assegno unico previsto a partire dal 2022 per tutti. Per le domande che arrivano dopo il 31 ottobre, dunque, non sarà possibile chiedere gli arretrati, ma solo le quote a partire dal mese della richiesta. Comunque sia siamo negli ultimi giorni utili per informarsi presso i patronati sindacali o sul sito Inps per presentare domanda.
L’assegno sarà destinato in questa fase transitoria ai nuclei familiari finora esclusi, ovvero ai disoccupati e titolari di partita Iva che pagano le tasse in Italia e che sono residenti nel Paese da almeno due anni, anche non continuativi, o che almeno siano titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale. L’Isee non deve essere superiore ai 50mila euro. Secondo le stime del Governo quando uscì il provvedimento a luglio, i potenziali beneficiari sono 1,8 milioni di famiglie. Ricordiamo che l’importo dell’assegno calerà all’aumentare dell’Isee e andrà da un minimo di 30 a un massimo di 217,8 euro al mese per ogni figlio. È prevista una maggiorazione di 50 euro in caso di figli con disabilità. Potranno ricevere gli assegni anche le famiglie titolari di Reddito di cittadinanza.
La domanda può essere effettuata tramite il sito dell’Inps o il contact center dell’istituto di previdenza chiamando il numero verde 803-164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06-164164 o ancora tramite i patronati. L’assegno viene accreditato direttamente sul conto corrente bancario o postale o su carta di pagamento con Iban o su libretto postale di chi fa domanda. In caso di affido condiviso di minori può essere accreditato al 50% a ciascun genitore.
A 3 mesi dalla sua estinzione, l’Assegno unico temporaneo mostra ancora incertezze e ritardi nelle fasi di lavorazione delle domande dovute anche all’incompatibilità con alcune categorie di lavoratori che non percepiscono Anf pur avendone diritto. L’Inps sta cercando di porre rimedio al problema, ma sono inevitabili ulteriori ritardi nei pagamenti. Sussistono complicati i rapporti dell’Assegno temporaneo con il beneficio del Reddito di cittadinanza, una compatibilità sbandierata fin dagli esordi della misura per i figli a carico, ma che ancora oggi fatica a concretizzarsi in ricariche delle Carte RdC. Anche perché ricordiamo che il Reddito di cittadinanza, nel suo importo mensile complessivo, include già una quota relativa alla presenza all’interno del nucleo familiare di minori.
È legittimo chiedersi: gli importi vengono commisurati sulla base della scala di equivalenza che tiene conto della numerosità della famiglia? L’Assegno unico temporaneo andrà a integrarsi con l’importo del Reddito di cittadinanza? Il beneficio mensile spettante sarà pari all’importo teorico dell’Assegno diminuito della quota di Rdc relativa ai figli minori di 18 anni presenti in famiglia? E ancora, come sarà compatibile la revisione indispensabile del Rdc visti gli abusi perpetrati e scoperti dai controlli della Guardia di Finanza?
Vedremo come l’Inps integrerà nella procedura di presentazione online la nuova funzione di riesame della domanda respinta, oppure se sarà prevista una modalità di intervento attraverso un contatto diretto con la sede territoriale di appartenenza. Vero è che una riforma così importante è partita di corsa, in piena estate, dopo mesi di annunci che hanno generato una grande confusione tra le famiglie. Inoltre, molto spesso quest’ultime non conoscono nemmeno i requisiti necessari per presentare la domanda, oppure non hanno capito come funziona il bonus. Rivolgendosi all’Inps alcuni nuclei familiari hanno ottenuto informazioni contraddittorie o non hanno trovato risposta ai propri dubbi. Mettere ordine è il minimo.
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