Un’assemblea dell’Onu per parlare del piano di pace ucraino. L’avrebbe proposta Zelensky per rimettere al centro del dibattito mondiale la guerra russo-ucraina.

Un’iniziativa che mira probabilmente a ottenere più un consenso politico che ad aprire un dialogo vero e proprio con la controparte. E che comunque, osserva Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale e dell’Unione Europea all’Università di Roma “La Sapienza”, per gli ucraini potrebbe essere rischiosa.



Professore, il presidente ucraino Zelensky avrebbe chiesto un’assemblea straordinaria dell’Onu il 24 febbraio, giorno del primo anniversario dell’attacco dei russi, per far votare il piano di pace in dieci punti che lui stesso ha elaborato. Come funzionano queste votazioni e che valore potrebbe avere questo voto?



L’Assemblea generale non ha poteri decisionali. Non può, quindi, vincolare gli Stati belligeranti – la Russia e l’Ucraina – a rispettare questo piano. Le risoluzioni dell’Assemblea generale hanno solo un effetto esortativo: quello di raccomandare ai due Stati di attuarlo. Ben difficilmente, però, la Russia accetterà un piano proposto dall’Ucraina. Al fine di ottenere un effetto vincolante, un piano di pace dovrebbe essere approvato dal Consiglio di sicurezza, ai sensi degli articoli 36 e 37 della Carta. Ma questa strada è impercorribile, dato che uno dei belligeranti, la Russia, è uno dei membri permanenti dotati del diritto di veto.



Se anche il piano Zelensky sarà messo in discussione difficilmente verrà votato all’unanimità. In una precedente occasione, nel marzo 2022, una mozione contro Mosca ottenne il consenso della stragrande maggioranza dei Paesi Onu ma ci furono anche 5 voti contrari e oltre 30 astensioni. Se si dovesse ripetere il risultato che peso avrebbe la votazione sullo scenario internazionale?

Credo che la mossa del presidente ucraino persegua uno scopo politico; quello di dimostrare l’isolamento della Russia sul piano internazionale. Ma è una mossa non priva di insidie. Nel marzo 2022, sull’ondata emotiva dell’aggressione russa, la risoluzione di condanna dell’Assemblea generale è stata largamente votata dalla comunità internazionale. Il voto contrario di soli cinque Stati, la Bielorussia, la Corea del Nord, il Nicaragua, la Siria e la stessa Russia sembra proprio indicare una pesante disapprovazione per l’azione militare. Vorrei ricordare che anche in altre occasioni la Russia è stata pesantemente isolata in Assemblea generale. Una risoluzione del 12 ottobre scorso di condanna dell’annessione delle Repubbliche filorusse del Donbass è stata egualmente approvata con il voto contrario dei medesimi cinque Stati, e 35 astensioni. Una votazione su un piano di pace dell’Ucraina, il cui contenuto non è stato ancora reso noto ma che verosimilmente punta a recuperare non solo i territori del Donbass ma anche la Crimea, potrebbe incrinare il vasto sostegno internazionale per questo Paese.

I tentativi di aprire un tavolo per parlare di pace finora sono falliti. I mediatori che si erano proposti, Erdogan o anche Israele a un certo punto, non sono riusciti a far breccia trovando il modo di mettere a confronto i contendenti. L’Onu può prendere l’iniziativa? C’è ancora uno spazio per la diplomazia?

È molto difficile dirlo. Il piano russo di una sorta di guerra-lampo è miseramente fallito. Ma questo esito non ha incrinato la volontà della dirigenza russa di soggiogare l’Ucraina e la guerra-lampo si è trasformata in una logorante guerra di posizione, con scarse possibilità di successo per ciascuna delle parti. Credo che al di là dei tentativi da parte della Turchia, che non ha un potere negoziale sufficiente, occorrerebbe coinvolgere la Cina, che però è molto riluttante a indossare i panni del mediatore, verosimilmente perché mira ad attirare una Russia indebolita nell’ambito della propria sfera di influenza. Grandi speranze aveva suscitato la proposta di una mediazione vaticana, ma anche questa prospettiva sembra accantonata. E non sembra proprio che la Chiesa cristiana di Oriente voglia dare una mano.

Da parte ucraina e occidentale si parla di crimini di guerra perpetrati dai russi nelle zone del conflitto. Come potrebbero essere perseguiti? Qualcosa si è già mosso in questo senso?

Si è molto parlato di istituire tribunali internazionali speciali. Io credo che questa sarebbe una scelta poco saggia. Vi è una Corte internazionale penale all’Aja, che soddisfa garanzie di indipendenza e che ha competenza sui crimini commessi sul territorio ucraino. Peraltro il Procuratore presso la Corte sta già indagando. Questa è la strada maestra per accertare e perseguire le azioni criminose poste in essere da tutte le parti in conflitto e non vi è proprio la necessità di costituire tribunali speciali in via unilaterale. Sarebbe una giustizia dei vincitori.

(Paolo Rossetti)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI