L’impiego delle IA, ovvero le Intelligenze artificiali che possono compiere azioni più o meno elaborate al posto degli umani, è sempre più diffuso ed è recentemente approdato anche nel campo delle assicurazioni. Ne parla un report redatto dall’Ivass, ovvero l’istituto di vigilanza del settore, citato dal quotidiano La Verità, e che ha preso in esame 93 aziende assicurative in maggioranza italiane (solamente 4 sono extra europee).



La percentuale di assicurazioni che concretamente utilizza già le IA è ancora bassa (i dati non sono stati riportati), ma disegnerebbe già un trend in salita che nasconderebbe diverse criticità. Inutile sottolineare, come nel caso di ChatGPT recentemente bloccata dal Garante, i possibili problemi per la privacy degli assicurati. Una sola delle aziende che sostiene di utilizzare le Intelligenze artificiali ha previsto un controllo in merito all’impiego e alla conservazione dei dati degli utenti. Attualmente, le assicurazioni utilizzano le IA soprattutto per combattere le frodi, oppure per gestire i sinistri automobilistici, mentre una minima parte le utilizza anche per determinare le polizze assicurative, basandosi anche sulla propensione dei clienti a commettere effrazioni.



La scansione dei volti per determinare la propensione alle malattie

Tuttavia, parlando di assicurazioni ed IA va considerata anche tutta quella fetta di aziende che garantisce servizi differenti dalle polizze automobilistiche. Alla pagina 4 del report di Ivass, spiega La Verità, vi è una sezione dedicata alle assicurazioni sulla vita e all’uso crescente che si fa, in questo settore, del riconoscimento facciale degli utenti “per la previsione di malattie che possono insorgere con maggiore probabilità”.

Non è una questione secondaria, o meno importante, rispetto alla privacy, perché con il riconoscimento facciale fatto dalle IA delle assicurazioni, si accentuano anche i rischi per i dati personali, tra i quali il volto è uno dei più sensibili, specialmente in una società sempre più tecnologicamente avanzata. Concretamente, con il riconoscimento facciale, il volto dell’assicurato viene confrontato con un database di volti, al fine di identificare alcune discrepanze utili ad individuare alcune patologie genetiche rare. Ed in questo caso si aprirebbe anche un’altra questione, che riguarda le responsabilità legali nel caso un cliente venisse scartato: sarebbe colpa dell’assicurazione o di chi ha sviluppato l’IA? Sicuramente se ne discute in Colorado, dove numerose aziende assicurative stanno cercando di limitare l’uso delle Intelligenze artificiali proprio per via dei crescenti contenziosi legali.