ASSOLUZIONE ALEX SCHWAZER. L’insulto più soft era “VERGOGNA”: ieri la pagina Facebook della WADA è stata presa d’assalto da utenti indignati dal comunicato di una “inorridita” WADA, dettasi disposta ad adire eventualmente alle vie legali contro il giudice Walter Pelino, reo di averla messa davanti a uno specchio e averle fornito fondate ragioni per “inorridire”.



Ora, fingiamo di prendere sul serio le parole dell’Agenzia mondiale antidoping: le accuse – da loro definite “sconsiderate e infondate” – del giudice in realtà erano state stra-annunciate da altre ordinanze in cui i comportamenti illeciti di WADA e IAAF venivano già denunciati. Se dunque vi erano dei dubbi sulla correttezza dell’operato del Gip del Tribunale di Bolzano, i loro avvocati avrebbero dovuto come minimo impugnare la richiesta di archiviazione avanzata dal Pm e obbligare il giudice a una nuova udienza, dove tentare di far valere le loro perizie prodotte “fuori tempo massimo” e riproporle. Intendiamoci, “gli esperti indipendenti” che a loro dire confermerebbero le “prove schiaccianti” della colpevolezza di Schwazer sono un perito pregiudicato per falso e un altro che insieme vengono segnalati nell’ordinanza autori di reati quali falso ideologico, frode processuale e diffamazione.



Detto questo, il problema è che dopo la blanda e lacunosa richiesta di archiviazione avanzata da un “pressapochista” Pm (definizione data da Pelino), ingenuamente e inspiegabilmente non si aspettavano che il giudice facesse loro le pulci in modo serio e spietato.

Ma al di là dell’aspetto tecnico, qui c’è un enorme problema politico. La WADA attacca un tribunale e un magistrato della Repubblica italiana, il cui governo finanzia la WADA. Che dicono al proposito le autorità politico-sportive italiane? Il presidente del Coni, Malagò – che pure in questi anni sotto traccia ha sempre sostenuto l’atleta e Donati – ieri ha ignorato il comunicato della WADA e fatto una dichiarazione così prudente e in politichese da farci persuasi che con questo atteggiamento non si possa cavare nulla di buono da un incontro col presidente del CIO, il cui scopo fosse questuare una grazia per lo squalificato Schwazer.



Se incontro ci deve essere (ma anche se non ci fosse), è il caso invece che sia preceduto da una pubblica ed esplicita richiesta di dimissioni dei vertici della ex Iaaf (ora World Athletics) e della WADA, per aver avallato una gestione criminosa quantomeno dell’iter processuale del caso Schwazer.

Non la vuole fare Malagò? La faccia allora un esponente del governo italiano! Anche il comunicato della World Athletics di ieri sera suona come un avvertimento a Bach: “Decidiamo noi quando torna a gareggiare Schwazer: fino al 2024 non se ne parla!”. È evidente: con il cappello in mano da questa gente non si ottiene giustizia. Il processo di Bolzano dovrebbe averlo ormai insegnato a tutti.

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