ASSOLUZIONE ALEX SCHWAZER. Chi ha avuto la pazienza di seguire in questi 5 anni la nostra inchiesta giornalistica non si potrà meravigliare che la sentenza di Bolzano descriva come associazione a delinquere la congrega di dirigenti, funzionari, tecnici, avvocati, consulenti che si sono di volta in volta affacciati sul palcoscenico della vicenda Schwazer/Donati. Già, perché la sostanza dell’Ordinanza del Giudice Pelino (giù il cappello per la sua professionalità) è sì che “l’ipotesi manipolazione consente di spiegare come e perché sia avvenuta quella anomala concentrazione del DNA” e che “questa costituisce, allo stato, l’unica spiegazione convincente : tutto, ogni singolo elemento di questa vicenda giudiziaria , conduce proprio in quella direzione”.
Pesa altrettanto però l’affidamento al Pubblico Ministero di perseguire tutta una serie di reati emersi in questa indagine (con nomi e cognomi), che vanno dal falso ideologico alla frode processuale passando per la diffamazione e comportamenti illeciti tesi ad ostacolare l’accertamento della verità. Nel mirino del Giudice ci sono WADA e IAAF: hanno violato la catena di custodia e l’anonimato delle provette; si sono rifiutate di collaborare adducendo motivazioni insostenibili; hanno tentato di ostacolare la Giustizia mentendo e coinvolgendo in questo piano criminale i Laboratori di Colonia e di Losanna, che si sono prestati al gioco; hanno tentato di alterare i dati al fine di inficiare l’esito della perizia, producendo documenti falsi, numeri impossibili, allegati fasulli al fine di “trarre in inganno il giudicante sperando che nessuno controllasse” e affidandosi fuori tempo massimo a consulenze di pregiudicati, privi di scrupolo deontologico e animati da spirito di “rivalsa personale nei confronti del perito del Tribunale” con argomenti che “di scientifico hanno ben poco”. “Nel tentativo di salvare la faccia WADA e IAAF negano anche la evidenza scientifica” e producono un “castello di carte costruito ad arte per ingannare”.
Scenario imbarazzante quello ricostruito dal Giudice, senza dimenticare che non risparmia neppure il PM Bramante, fatto a pezzi con l’accusa di limitarsi “a rimanere equidistante tra le parti”, di “ricostruzione lacunosa”, di aver sottovalutato “rilevantissimi elementi di prova” e così via. Difficile che sia ancora lui a condurre l’inchiesta penale che si apre ora, anche se toccherà proprio a Bramante – in quanto capo della Procura di Bolzano -decidere a chi affidarla. Ci sono tante altre cose interessanti in questa ordinanza di 87 pagine, avremo il tempo di parlarne.
Tempo invece ne è rimasto poco a Schwazer per evitare una nuova beffa, quella della esclusione dalle Olimpiadi di Tokyo. La palla ora passa a Malagò: il presidente del CONI ha una sola carta, portare la sentenza al presidente del CIO e chiedere un suo provvedimento che annulli la squalifica. Se Bach grazierà Schwazer inevitabilmente sconfesserà WADA e IAAF (ora WORLD ATHLETICS). In teoria non dovrebbe essere difficile scaricare quelli che dalle carte di Bolzano emergono come bande criminali. Invece il realismo di chi conosce l’intreccio delle complicità prevede che ci vorrà molto coraggio. Speriamo non ce ne voglia troppo.
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