IL (FOLLE) STUDIO DEGLI PSICOLOGI USA SUI COLLOQUI DI LAVORO: “IL MERITO È INGIUSTO”

Voi che pensavate che per poter superare i colloqui di lavoro o in generale rendersi “appetibili” per essere assunti ‘bastasse’ essere competenti, vi sbagliate di grosso. Secondo l’ultimo studio della American Psychological Association assumere il candidato più qualificato, quello che dimostra maggiori competenze, potrebbe essere profondamente «ingiusto» in quanto «contribuirebbe ad aumentare la disuguaglianza». Si avete letto bene, secondo lo studio degli psicologi Usa il tema del merito dovrebbe essere ampiamente criticato nell’idilliaca (o folle, diremmo noi) società del futuro che l’America va a costruirsi.



Un “sogno” che potremmo definire “woke” quello che emerge dall’analisi riportata dagli esperti che già fa discutere Oltre Oceano: lo studio, intitolato “La selezione del candidato più qualificato può essere ingiusto?”, e citato dal New York Post, ha esaminato la percezione delle persone riguardo alle assunzioni basate sul merito dopo aver appreso più informazioni sullo stato socioeconomico dei potenziali lavoratori. Ebbene, analizzando i risultati, si sostiene per l’appunto che assumere un candidato più qualificato «può contribuire ad aumentare la disuguaglianza». Come sottolineano i risultati dello studio condotto nelle scorse settimane, «La teoria euristica dell’equità suggerisce che, finché le persone considerano i processi di selezione come l’assunzione e la promozione meritocratici ed equi, potrebbero continuare ad accettare livelli sempre crescenti di disuguaglianza di reddito. Tuttavia, in realtà, la disuguaglianza e le decisioni basate sul merito sono profondamente intrecciate».



LA COMPETENZA, LA CULTURA WOKE E LA DISUGUGLIANZA ‘STRAVOLTA’

Se anche a voi lo studio degli psicologi Usa appare un gigantesco attacco al sistema meritocratico sul tema lavoro, non vi sbagliate di tanto: «I vantaggi e gli svantaggi socioeconomici nelle prime fasi della vita possono avere profonde influenze sui risultati scolastici, sui punteggi dei test, sulle esperienze lavorative e su altre qualifiche che costituiscono la base dei processi di selezione ‘meritocratici’. Eppure il sostegno quasi universale alla meritocrazia suggerisce che la maggior parte delle persone potrebbe non dare molto peso a vantaggi e svantaggi diseguali», si legge ancora nell’analisi condotta dopo centinaia di test ed esperimenti. Gli intervistati erano propensi a sostenere come valore principale “la diversità di classe sociale” nel momento in cui venivano informati su vantaggi o svantaggi economici dei candidati.



Secondo quanto racconta al NYP Daniela Goya-Tocchetto, una delle autrici dello studio targato APA, i manager delle aziende al giorno d’oggi «dovrebbero conoscere gli effetti delle disuguaglianze socioeconomiche per promuovere adeguatamente le pari opportunità». Non solo, secondo l’autrice e psicologa, gli appartenenti dei gruppi razziali emarginati «tendono a sperimentare svantaggi socioeconomici più spesso rispetto ai membri dei gruppi razziali privilegiati, e le conseguenze negative di questi svantaggi possono essere anche peggiori per le minoranze razziali». A parte il fato che nello studio “woke” non vengono citati effetti o differenze tra i risultati delle assunzioni basate sul merito e quelle sulle “opportunità giuste” – ovvero la salvaguardia delle minoranze – ergo risulta molto difficile parlare di pieno approccio scientifico nel merito: l’APA è stata poi anche criticata con questo studio per aver promosso alcune conclusioni potenzialmente distorte, come del resto già avvenuto nel 2019 quando gli stessi psicologi Usa arrivarono ad affermare in un altro studio che la «mascolinità tradizionale è mentalmente dannosa». Ma al di là di tesi e posizioni politiche che negli States, specie a ridosso delle Elezioni, riesplodono di continuo negli ultimi mesi, qui il tema è un altro: sparare a zero contro un’assunzione di merito, invocando l’alternativa “sociale” ma senza dimostrare che tale scelta può essere realmente vantaggiosa per tutti, non sembra proprio un gran bel servizio al valoro scientifico (e meritorio) della ricerca.