Lo Stato Italia chiama, il mercato risponde nell’asta Bot. Sicuramente quella di ieri è stata una risposta immediata da parte degli investitori. Una platea, quest’ultima che, ancora una volta, non ha voltato le spalle alle esigenze delle nostre casse attraverso la sottoscrizione di titoli in collocamento. Ventiquattrore fa, infatti, è toccato al tradizionale Bot annuale, mentre oggi si replicherà con le cosiddette emissioni di medio lungo termine ovvero Btp caratterizzati da diverse scadenze.



Nell’attesa dei riscontri odierni, però, è opportuno soffermare l’attenzione all’esito dell’ormai conclusa asta Bot. Nello specifico si è trattato del consueto strumento finanziario monetario con scadenza annuale (365 giorni) che, beneficiando del meccanismo zero coupon, vedrà il suo rimborso (14 ottobre 2025) a quota 100.



>Guardando ai “soliti” e importanti numeri l’importo offerto pari a 7,5 miliardi di euro è stato interamente assegnato con un rapporto di copertura dell’1,54: le richieste, di fatto, hanno largamente surclassato la size messa sul tavolo con un intento a comprare superiore agli 11,5 miliardi (11.520.900.000).

Asta Bot, quali sono i veri motivi del successo?

Verosimilmente, questo significativo interesse dei compratori nell’asta Bot ha mostrato, e sta mostrando, un particolare incremento in quest’ultimo periodo dell’anno. Complice la politica monetaria della Bce, la consapevolezza di poter (ancora) godere di “buoni rendimenti” a breve scadenza ha man mano accelerato in sede di domanda con, infatti, un crescendo dello stesso rapporto di copertura (superiore a 1,5) nel corso delle ultime aste (rif. agosto e settembre) Bot annuali. A questa nota positiva, però, si contrappone lo scontato e pressoché preannunciato elemento negativo che ha inficiato i ritorni attesi del più amato titolo di Stato nostrano: alla voce rendimento finale, ieri, il risparmiatore ha dovuto fare i conti con un valore del 2,859% lordo annuo che, se raffrontato al collocamento del settembre scorso, pone in archivio una flessione di tre punti base.



Inutile enfatizzare questa impercettibile riduzione che, anzi, osservando attentamente la curva dei rendimenti, avrebbe potuto accusare un peggior esito. Solamente meno tre punti, semplicemente, questo. Tutto qui. Fine. Nulla di più.

Come detto quest’oggi il Governo Meloni foraggerà nuovamente lo Stato Italia mediante altre emissioni di titoli. Le scadenze oggetto della odierna asta Bot sarà quelle a tre, cinque, sette e quindici anni con l’aggiunta della più lunga rappresentata dal Btp a 30 anni. Al banco, lo stesso banco (poiché tale è), si presenterà con un’offerta complessiva strutturata da un minimo pari a 7,5 miliardi di euro e un importo massimo a quota 9,5 miliardi: salvo imprevisti dell’ultima ora possiamo essere certi di assistere a un verosimile all-in da parte dei compratori che, pur accusando una potenziale ma consapevole flessione dei rendimenti, contribuirebbero all’ennesimo successo delle finanze pubbliche del Belpaese. Quindi, niente di stravolgente o atipico, il solo fattore che può destare qualche perplessità sarà la conclusione dell’atteso showdown al quale nulla e nessuno potranno interferire. A margine di tutto questo inutile ricordare che, come ovvio, “il banco” vincerà. Sempre.

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