I presupposti delle vigilia suggerivano un buon esito dell’intera operazione sui Btp e, a posteriori, a cose fatte, l’effettiva riuscita è arrivata senza troppe sorprese. La (difficile) ipotesi di assistere a «un mercato poco propenso all’acquisto» non si è materializzata, anzi, al contrario, il comune e ben noto Mr. Market si è presentato e ha lasciato il segno attraverso una richiesta decisamente importante e superiore alle attese.



La scorsa settimana, a margine della parentesi molto volatile che ha caratterizzato il comparto azionario internazionale, nel nostro Paese abbiamo assistito a una consueta offerta di titoli di Stato in collocamento che, su queste pagine, abbiamo ritenuto opportuno anticipare poiché, almeno per noi, il timore di godere (ancora) di buoni ritorni sul capitale era verosimilmente prossimo a un suo naturale epilogo. Non si trattava di una previsione, bensì di un’amara considerazione conseguente all’ormai note scelte di politica monetaria della Bce. Ebbene, quel nostro titolare «”L’ultima spiaggia” per un buon rendimento dei titoli», purtroppo, si è concretizzata in ogni sua possibile forma e il conto da pagare è stato molto caro. Un costo che per lo Stato Italia ha coinciso con un netto ridimensionamento della spesa e questo è senz’ombra di dubbio un bene, mentre, all’opposto, per il risparmiatore questa forma di “saldo estivo” ha corrisposto a una severa (forse troppo) sforbiciata sul ridotto margine in dote a questa tipologia di strumenti finanziari caratterizzati da una scadenza già penalizzata dal mercato.



Il collocamento oggetto di monitoraggio ha interessato un paniere costituito da titoli Btp con scadenze a due, cinque e trenta anni con l’aggiunta di un tradizionale Bot semestrale. Fatta eccezione per quest’ultimo strumento la cui offerta faceva partita a sé poiché assimilabile al seguito di una precedente emissione, il vero match da giocare era, invece, quello strettamente riconducibile ai titoli a tasso fisso con particolar attenzione per il sottostante non indicizzato.

A collocamento terminato, l’esito, anzi, l’ardua sentenza è giunta implacabile: prezzo di aggiudicazione alla pari (100,05) con, pertanto, un rendimento lordo annuale coincidente alla sola cedola prevista ovvero 3,10%. Sintesi del verdetto: 38 centesimi in meno rispetto all’asta precedente. Un risparmio importante per lo Stato Italia versus una perdita di valore significativa per il risparmiatore. Non aggiungiamo altro.



A corollario di questa situazione, ancora una volta, il mercato ha comunque premiato l’Italia. Guardando i numeri del collocamento di Btp, infatti, rispetto agli 11,75 miliardi di euro in offerta, la domanda ha registrato un forte interesse per le nostre casse: oltre 17,37 sono i miliardi che Mr. Market avrebbe voluto. Un dato di sicura rilevanza e attenta riflessione. Per tutti. Per il Governo ovvio, per gli investitori nostrani e non, ma anche (soprattutto) per quei numerosi e sempre vivi detrattori della realtà tricolore.

Per opportuna e doverosa informazione, settimana prossima, lo Stato si ripresenterà ai nastri di partenza con una nuova offerta caratterizzata da emissioni a cosiddetto medio-lungo termine (Btp a 5, 10 anni e CCTeu a 7 anni). Esito scontato? Calma. Questa volta potremmo sbagliarci e quindi potrebbe essere diverso. Attendiamo. Il destino dei rendimenti è segnato, ma non per tutti. Magari un’imprevista e inaspettata gioia potrebbe giungere e allietare il trascorrere di queste soleggiate giornate estive. A beneficiarne? Confidiamo il risparmiatore. E lo Stato, ci scusi, non ce ne voglia.

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