L’Italia ha dato i numeri. Anzi, no. In Italia si sono visti grandi, grandissimi numeri: oltre 173 miliardi di euro nell’arco di pochissime giornate. Di questa mastodontica mole, solo in una giornata (martedì), i vari monitor hanno evidenziato una somma superiore a 156 miliardi. A cosa fa riferimento tutto questo?
Forse in pochi ci crederanno, ma, invece, si tratta della realtà dei fatti. Una realtà solo italiana che sfidiamo chiunque ad averci scommesso qualche tempo fa. Questo ammontare monstre rappresenta la recente richiesta in sede di collocamento di titoli di Stato italiani: una domanda di 173 miliardi di euro contrapposta a un’offerta di “soli” 27 miliardi. Numeri che, oggettivamente, dimostrano uno sfacciato interesse nei confronti del cosiddetto Bel Paese o eventualmente ridenominato Paese di Bengodi.
Guardando a questo ritrovato benessere le cifre in questione incidono fortemente soprattutto se traguardate all’intero anno e, pertanto, è opportuno analizzarle singolarmente. Ovviamente il calo generalizzato dei rendimenti non fa più notizia, era risaputo, era divenuto attuale nelle ultime settimane e, almeno per il solo Stato Italia, questo sarà un sollievo rispetto al passato.
Al pari di questo “scontato” riscontro anche il preannunciato exploit del mercato obbligazionario può essere archiviato come “ovvio”: soprattutto oggi con il classico senno di poi, detto ieri, invece, poteva apparire troppo ottimistico. Ma, la realtà di queste giornate, rimane. Dolce o amara che sia.
E ora le date. Martedì, lo Stato italiano si affacciava sul mercato attraverso una dual tranche di Btp con scadenza a 7 (15 febbraio 2031) e 30 anni (01 ottobre 2053). Per la prima emissione l’importo assegnato è stato di 10 miliardi, mentre per il secondo strumento l’ammontare è stato di 5 miliardi di euro. Queste somme potremmo serenamente considerarle come consuete, nella norma. Quanto, invece, di inconsueto ed etichettabile come monstre sono le rispettive richieste avanzate per acquistare il debito nostrano: per il sette anni è stata oltrepassata soglia di 74 miliardi (74.478,226 milioni), mentre, per il trentennale è stato fatto ancora di più. Molto di più. Oltre 82 miliardi (82.356,475 milioni) di euro la domanda complessiva da parte del mercato. Sintesi: lo Stato italiano ha riscontrato un placet dalla comunità finanziaria pari a oltre dieci volte l’offerta. E questi sì, sono numeri: importanti e senza alcun commento fuorviante sulla loro natura poiché concretizzati in una sola giornata.
Non solo. Questo fenomenale successo si è poi rinnovato nelle ore successive attraverso altri due collocamenti. In questo caso, invece, le cifre sono consuete, nella norma. Infatti, mercoledì, in occasione della prima asta 2024 del Bot annuale (scadenza 14 gennaio 2025), le richieste hanno varcato la soglia dei 10 miliardi (10,783) con una definitiva assegnazione a 8 miliardi. Anche ieri, per l’emissione del Btp a tre anni (scadenza 15 febbraio 2027) la soddisfazione è, comunque, arrivata: distribuiti 4 miliardi di euro a fronte dei quasi sei (5,903) domandati. Per entrambe queste ultime emissioni i rendimenti (lordi) hanno riportato un calo: +3,442% (-9 punti base) è la redditività in capo al tradizionale zero coupon, mentre, per il titolo triennale a tasso fisso la flessione è maggiormente accentuata (-20 pb) con un rendimento ormai a ridosso della soglia del tre per cento (+3,03%).
Per l’Italia, il nuovo anno, è iniziato bene. Inaspettatamente. Siamo consapevoli come sia prematuro vantare questo successo, ma è anche indiscutibile come questo trionfo sia giunto. Inaspettatamente. Nient’altro da aggiungere. Ora, possiamo ritornare alla normalità di tutti i giorni, con il nostro debito pubblico alle stelle e prossimo a un ennesimo record, ma, con potenziali acquirenti pronti a sostenerlo. Situazione che in passato era utopia, mentre oggi, seppur inaspettata, è realtà.
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